Anche 700 brianzoli a Roma con i sindacati per dire no alla manovra

Ci sono anche 700 brianzoli in piazza San Giovanni a Roma alla manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil contro la manovra del governo Conte, accusato di non favorire il lavoro stabile, la coesione nel Paese e gli investimenti
Alcuni dei manifestanti brianzoli in piazza San Giovanni a Roma. Qui i manifestanti dietro lo striscione della Cisl Monza Brianza Lecco
Alcuni dei manifestanti brianzoli in piazza San Giovanni a Roma. Qui i manifestanti dietro lo striscione della Cisl Monza Brianza Lecco

Sono 700 i brianzoli (lavoratori e pensionati) che in treno e bus sono partiti alla volta di Roma per partecipare questa mattina, sabato 9 febbraio, alla manifestazione nazionale #FuturoalLavoro in piazza San Giovanni a Roma da Cgil Cisl Uil. In una piazza San Giovanni gremita si sono riuniti per manifestare il dissenso nei confronti delle scelte del Governo Conte.

Per spiegare le ragioni della loro partecipazione Cgil Cisl Uil brianzole (guidate rispettivamente dai segretari generali Angela Mondellini, Rita Pavan e Abele Parente) hanno inoltrato una lettera a al prefetto, al presidente della Provincia, ai sindaci, ai responsabili delle organizzazioni imprenditoriali e delle associazioni, ai parlamentari e consiglieri regionali, agli europarlamentari eletti nel territorio e ai responsabili delle forze politiche della Provincia.

Nella missiva hanno illustrato i motivi dei rilievi mossi alle politiche del Governo dopo che i segretari nazionali delle tre confederazioni avevano già presentato le loro richieste all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

«La Legge di Bilancio- si legge nel documento brianzolo- purtroppo, non ha dato, a nostro parere, adeguate soluzioni alla situazione del Paese: è insufficiente e recessiva, perché taglia gli investimenti produttivi fondamentali per la crescita e lo sviluppo. Non diminuisce la pressione fiscale sul reddito da lavoro dipendente e da pensione, rinunciando così ad agire sulla domanda interna. Non favorisce la creazione di lavoro stabile, né la coesione del Paese».

Se in campo pensionistico i sindacati non sono totalmente contrari a quota 100, il provvedimento resta a loro giudizio insufficiente nell’ambito di una revisione del sistema previdenziale. “ Serve flessibilità di uscita a 62 anni, 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età per tutti, pensioni di garanzia per i giovani, maggiori tutele per le donne e per chi svolge lavori usuranti, gravosi o discontinui”. Netto scetticismo nei confronti del reddito di cittadinanza malgrado il “buon lavoro svolto in Brianza da Afol”. Per uscire dalla povertà occorre garantire il lavoro.