Amici autodromo, tribuna a rischio Elezioni Aci, ora è tutti contro tutti

All’ordine del giorno del cda dell’Automobil club milanese, mercoledì sera, ci sarà la “regolamentazione della tribuna destinata agli Amici dell’autodromo”. E’ l’ultimo colpo di scena di una lotta senza quartiere per la direzione dell’Aci, lotta che potrebbe portare all’ennesimo commissariamento.
Monza. Il circuito: la tribuna degli Amici dell’autodromo
Monza. Il circuito: la tribuna degli Amici dell’autodromo

È il set di un film. E non solo perché, nel weekend, troupe televisive hanno ripreso gare e vita da paddock per la prossima pellicola sul mondo del motorsport italiano. È il set di un film, l’autodromo, anche perché le trame della campagna elettorale sono la trama di una commedia. O di un thriller. Che si consuma a suon di colpi di scena e comparsate, come quelle dei rappresentanti uscenti del cda di Ac Milano.

Tutti candidati, ma su fronti opposti. Carlo Valli, Michele Nappi, Bruno Longoni e Luca Ronzoni da una parte, Enrico Radaelli dall’altra. Che ha vissuto il lungo weekend di AutoGp, Mini, Porsche e Italiano Gt con ben altre preoccupazioni rispetto ai piazzamenti di Giovesi, Roda o Torta. Perché all’ordine del giorno del cda dell’Automobil club milanese, mercoledì sera, ci sarà la “regolamentazione della tribuna destinata agli Amici dell’autodromo”.

Che, spolpato dalla forma e ridotto alla sostanza, suona come un “tutti a casa”. Che è un po’ quello che tutti hanno pensato, in questo weekend, generando un can can in cui a ballare è, in definitiva, il futuro della stessa associazione. La stessa che ogni anno, durante il fine settimana dell’autodromo, destina i suoi spazi in Ascari a decine di spettatori disabili.

L’esclusione dei candidati Aci

Ma che si fosse proceduto senza esclusione di colpi, in questa campagna elettorale, era chiaro da tempo. Tanto che, muovendosi con circospezione e prudenza, Enrico Radaelli già da settimane aveva rassegnato le proprie dimissioni dalla presidenza degli Amici, cedendo il timone a Pietro Mazzo. Il presunto conflitto di interessi di Radaelli aveva fatto pensare, alla lista Valli, che la commissione elettorale avrebbe potuto mettere il veto sul nome di Radaelli proprio in virtù del suo ruolo di presidente. Cosa che, d’altro canto, aveva lasciato supporre che il semaforo rosso potesse arrivare anche per Bruno Longoni, candidato con Valli, e presidente del cda della Vetroservice srl di Cernusco Lombardone.

Nulla di tutto ciò, invece, con la scure della commissione elettorale che invece si è abbattuta sui candidati delle tessere speciali. Ma soprattutto su Massimo Ciceri e Geronimo La Russa, entrambi membri della lista che fa capo a Ivan Capelli. A entrambi sono state contestate la mancanza di requisiti di tesseramento continuativo, che secondo la commissione deve essere di almeno un anno. La corte esaminatrice, presieduta dall’ex presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, ha così deliberato sull’articolo 51 dello statuto a proposito della candidabilità. Nel caso di La Russa, comunque titolare di tessera Vintage, la mancata copertura di tessera “milanese” sarebbe riferibile al periodo marzo-settembre 2013. Una giurisprudenza ambigua, su questo aspetto, che annovera anche precedenti discordanti. Come il caso di Ac Palermo. Certo è che per Sport e rinnovamento il colpo è stato pesante. Motivo per cui i rappresentanti superstiti del gruppo (Ivan Capelli ed Enrico Radaelli) presenteranno ricorso.

Nuovo rischio di commissariamento

A questo punto lo scenario, in caso di mancato accoglimento del ricorso, potrebbe essere paradossale. In caso di mancata vittoria della lista Nappi (composta da Carlo Valli, Bruno Longoni e Luca Ronzoni), potrebbero essere eletti due rappresentanti di una lista e due dell’altra, in base al numero di preferenze raccolte. Una situazione limite che potrebbe verosimilmente paralizzare l’operatività di un consiglio già provato da anni di separazioni interne e amministrazione vincolata dai rapporti di forza. Con due eletti per lista, inoltre, sarebbe di fatto impossibile cooptare il quinto membro del cda o, ancor più semplicemente, eleggere il presidente. Il commissariamento, a quel punto, sarebbe inevitabile. A meno che, in considerazione del ricorso, la data stessa del 22 luglio possa essere posticipata, con slittamento a settembre.