Addio a Gualtiero Marchesi, il maestro della cucina italiana che pensò (per una sera) alla Villa reale di Monza

Il mondo della gastronomia dice addio a Gualtiero Marchesi, scomparso a 87 anni. Capace per primo di rivoluzionare il concetto di cucina, nel 2009 chiese di visitare la Villa reale di Monza (non ancora recuperata) con l’idea - per una sera - di aprirci un ristorante.
Gualtiero Marchesi
Gualtiero Marchesi

Chissà se poi lo ha pensato davvero, almeno quella sera, almeno per qualche istante, di aprire un ristorante a Monza, nella Villa reale. Chissà se anche il re degli chef italiani si era fatto sedurre da quella Villa che allora attendeva ancora di riaprire le porte al pubblico.

Erano i primissimi giorni di febbraio del 2009 e Gualtiero Marchesi – morto a Milano martedì 26 dicembre all’età di 87 anni – era arrivato alla reggia per guardare l’edificio di Piermarini e il parco. Pochi misteri: allora i contenuti della Villa in rinascita erano ancora da definire e l’uomo che ha cambiato la storia della cucina italiana era venuto a guardare se fosse un luogo dove aprire un ristorante o, perché no, creare qualcosa in collegamento con Alma, la scuola internazionale di cucina italiana che aveva fondato a Colorno.

«Marchesi – aveva detto l’allora sindaco Marco Mariani alla cronista del Cittadino Rosella Redaelli – mi ha contattato chiedendomi di poter visitare la villa e il parco. Era a conoscenza del progetto di recupero e si è fatto avanti».

Poi le intenzioni si erano perse nel nulla e Marchesi, come è noto, non ha mai aperto o contribuito ad aprire la parte ristorativa della Villa reale di Monza affidata alla Italiana costruzione. Ma quella visita vale ancora un sogno a tre stelle. «Chiunque entra in villa rimane affascinato dalla sua bellezza – aveva aggiunto Mariani, che aveva accompagnato Marchesi nel sopralluogo insieme all’allora (e anche oggi) assessore Pier Franco Maffè – Per non parlare del parco, di ville e cascine che nascondono un grande potenziale. Marchesi ha voluto visitarle tutte, compreso il ristorante Saint Georges premier ».

Marchesi è stato il principale protagonista della svolta della ristorazione italiana: milanese, nato nel 1930, aveva imparato la lezione della Francia, aveva riletto la tradizione nazionale e aveva fondato la “nuova cucina italiana”, con l’attenzione ai prodotti, alle tecniche, alle regole e ai risultati anche estetici del piatto diventati un paradigma per tutte le successive generazioni di cuochi.

Lungo l’elenco di nomi che sono passati a farsi le ossa alla sua scuola: il caratese di nascita Enrico Crippa, chef dello stellato Piazza Duomo ad Alba. E poi Carlo Cracco, Davide Oldani, Ernst Knam cresciuti fino a diventare personaggi anche oltre i loro meriti in cucina. E poi Andrea Berton, Daniele Canzian, Paolo Priore.

Ma sono migliaia quelli che possono vantare di “essere cresciuti alla rinomata scuola di Gaultiero Marchesi”. Compresi i giovani diplomati – anche brianzoli come Stefano Avanzini di Brugherio e Alessandro Tragni di Carnate – all’Alma, la Scuola internazionale di Alta cucina, o i giovanissimi con una maturità alberghiera, o maturandi, ammessi agli stage della Summer School a Colorno per cominciare a capire come funziona.

Tutti ai fornelli di colui che seppe trasformare la cucina in una “esperienza totale”.

Il Comune di Milano fa sapere che la camera ardente è stata allestita al Teatro Dal Verme. Sarà possibile accedere nei seguenti orari: giovedì 28 dicembre dalle 10 alle 20 e venerdì 29 dicembre dalle 9 alle 10. Funerali il 29 dicembre nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, a due passi da via Bonvesin de la Riva dove tutto era cominiciato e dove era tornato aprendo l’Accademia Marchesi perché “Marchesi si diventa”.

(*notizia aggiornata)