A Monza la maratona dei risotti contro la SLA: da asporto o con consegna a domicilio

Dal 30 settembre e fino al 4 ottobre è possibile prenotare un buon piatto di risotto (tantissime le proposte del menù) per aiutare il centro SLAncio di Monza e il centro Nemo di Milano. Niente evento in Arengario, ma servizio su prenotazione per evitare assembramenti, con la onlus Ti do una mano. L’appello di Julius Neumann, malato di Sla dal 2007.
La risottata solidale del 2019 in Arengario
La risottata solidale del 2019 in Arengario Fabrizio Radaelli

Questa volta sarà davvero una maratona di risotti. Da asporto o con consegna a domicilio: l’importante è che un buon piatto possa portare “Un sorRiso contro la Sla”, proprio come nell’idea nata alcuni anni fa da Julius Neumann, monzese malato di Sla e realizzata nel tempo dagli amici e dalla onlus Ti do una mano, con l’aiuto di altri volontari e tante realtà sostenitrici. Neppure l’emergenza Covid ha fermato i promotori dell’evento, giunto ormai alla quinta edizione. Anzi, le necessità di distanziamento e sicurezza hanno stimolato ancor di più la fantasia dei già estrosi, e implacabili, organizzatori. È disponibile il menù completo sul sito https://muhote.wixsite.com/unarisottataincentro/ordini:a questo link è possibile fare la prenotazione per mangiare un buon piatto, dal 30 settembre e fino al 4 ottobre (dal 30 settembre al 2 ottobre dalle 18 alle 22 si potranno ordinare uno o due risotti, il 3 e 4 ottobre saranno disponibili tutti i risotti del menù- 6 euro a risotto). Si può anche chiamare o inviare un sms al 347.88.07.914. A sostenere l’evento il Comune di Monza, la Fondazione della Comunità di Monza e Brianza, la Pattuglia Colico degli Scout e diverse aziende locali. Il ricavato sarà devoluto al centro SLAncio di Monza della cooperativa La Meridiana e al centro clinico NeMo di Milano.

A Monza la maratona dei risotti contro la SLA: da asporto o con consegna a domicilio
Julius Neumann

Ma chi c’è dietro tutto questo? La cucina (che quest’anno non sarà in Arengario per ovvi motivi di sicurezza ed assembramenti da evitare) è il regno di un gruppo di amici, attivi nello scoutismo degli anni Settanta. A questi amici se ne sono aggiunti nel tempo tanti altri. Ma l’idea venne al vulcanico Lele Duse e a Neumann, malato di Sla dal 2007. Julius, Giulio per i suoi amici, a dispetto della malattia feroce che lo costringe all’immobilità assoluta, ha una energia che non si esaurisce mai. Fu lui “lo chef” che decise il menù della prima cena organizzata per raccogliere fondi a sostegno dei malati e delle loro famiglie. Negli anni a seguire difficilmente Julius non è mai mancato alla giornata in Arengario con i risotti non-stop, nonostante tutte le difficoltà di spostamento. Ancora oggi, con una definizione che piace allo stesso gruppo di lavoro, si può dire che gli amici sono il braccio e Julius è la mente. Capita anche il contrario. Una cosa però è chiara: Julius non è mai fuori dai giochi. Anzi, nonostante l’immobilità assoluta, nonostante il comunicatore che traduce il quasi impercettibile movimento dei suoi occhi in parole, lui c’è, non molla. Mai.

L’ingegnere monzese continua così la sua battaglia per la ricerca, per raccogliere fondi e tentare di dare scacco matto alla Sclerosi laterale amiotrofica, per sensibilizzare tutti sulla malattia e su quanto si ritrovano a vivere i malati e le loro famiglie: «Volevamo dare continuità a un evento benefico di successo in tutta sicurezza, evitando pericolosi assembramenti. Le realtà non profit dipendono, in gran parte, dalle donazioni di fondi provenienti dalle aziende private. Con la pandemia tali contributi si sono ridotti drasticamente. Le non profit senza fondi adeguati non possono operare. Vi chiedo quindi di dare una mano e prenotare tanti gustosissimi risotti e aiutare NeMO di Milano e SLAncio, la nostra eccellenza cittadina». «Non volevamo mancare a un appuntamento che è diventato tappa fissa degli eventi benefici a Monza – conclude Lele Duse – ma volevamo trovare un modo per evitare pericolosi assembramenti: penso che ci siamo riusciti. Prenotate, dunque».