A Giussano la cena dei cugini: la sesta generazione dei discendenti di Carlo Corti, classe 1893

A Giussano è andato in scena il pranzo dei cugini: il raduno della sesta generazione dei discendenti di Carlo Corti, classe 1893. L’idea di Pinuccia Barzaghi, per anni titolare dell’edicola e referente della locale dell’ Admo.
Un particolare della foto dei cugini radunati a Giussano
Un particolare della foto dei cugini radunati a Giussano Federica Verno

Un pranzo tra parenti a Giussano. Ma, per contenerli tutti, ci è voluta la baita degli alpini. Non un raduno di coscritti o ex compagni di scuola o di qualche associazione, ma l’incontro di tutti i cugini. Erano ben 32 e il solo legame che li unisce è proprio quello familiare. Diciannove cugini (11 con cognome Corti, 5 Barzaghi e 4 Colzani), discendenti da sette fratelli, figli di Carlo Corti, classe 1893.

«Nonno Carlo era figlio di Giovanni – ha raccontato Gianmarco Corti – che era figlio di Ambrogio, a sua volta figlio di Carlo, tutti nati a Giussano. E qui mi fermo perché siamo già risaliti all’inizio del Diciannovesimo secolo. Sono passati duecento anni e più e noi siamo quelli della sesta generazione».
L’idea di radunare tutti, chi abita in città, chi più lontano, l’ha avuta Pinuccia, la maggiore di tutti i cugini. Pinuccia, che di cognome fa Barzaghi, per i giussanesi non ha bisogno di presentazioni, essendo stata per lunghi anni la titolare dell’edicola di via Addolorata, proprio nel cuore cittadino, ed è referente della locale sezione dell’ Admo.

Qualche settimana fa, dopo aver redatto un invito in stile d’altri tempi, scritto a mano, in bella grafia, su carta pregiata, lo ha fatto recapitare a tutti i cugini. L’ invito è stato immediatamente raccolto e, dopo un giro di telefonate per scegliere la data buona per tutti, si sono accordati per ritrovarsi domenica scorsa.

«Al di là della bontà del pranzo, che dagli alpini è sempre una garanzia – ha aggiunto Gianmarco Corti – abbiamo trascorso alcune ore a raccontarci del nostro vissuto, del lavoro, dei figli, nipoti, della salute; insomma tutti quegli argomenti di cui, normalmente, si discute nella quotidianità. In questo caso, però è stato diverso perché, mentre con alcuni cugini ci si vede spesso ed è più facile farlo, con altri, per ovvie ragioni di residenza, ci si vede soltanto in poche occasioni, a volte tristi, a volte allegre. Abbiamo, perciò, avuto l’opportunità di aggiornarci sulle nostre vicende, sulla nostra vita. Insomma è stato un pomeriggio gioioso, trascorso davvero piacevolmente, in cui non è mancato, però, un momento di commozione quando abbiamo ricordato alcuni familiari, che ci hanno lasciato troppo prematuramente».

Quindi l’augurio che la rimpatriata diventi una ricorrenza: «A nome di tutti i cugini, ringrazio Pinuccia per aver escogitato questa bella rimpatriata – ha concluso Gianmarco – che spero possa diventare una vera e propria buona consuetudine».