A Desio le cremazioni hanno superato le inumazioni: «Impianto qui», ma i 5 Stelle stoppano

Nel 2020, secondo i dati dell’ufficio servizi cimiteriali del Comune, sono state oltre il 50%, una scelta anche imposta dai decessi cresciuti a causa dell’emergenza Covid. Bocciata la candidatura di un forno ad hoc nel cimitero.
Il cimitero monumentale di Desio
Il cimitero monumentale di Desio Marco Mologni

Le cremazioni superano le inumazioni: anche a Desio. Il 51 per cento dei desiani morti nel 2020 ha scelto di farsi cremare. A rivelare questo storico sorpasso – che mostra come l’emergenza sanitaria abbia modificato anche le tradizioni più radicate come la sepoltura – è stato l’ufficio servizi cimiteriali del comune di Desio.

«Dal 2001 al 2013 – spiega l’assessore Stefano Guidotti – avevamo registrato 152 richieste di ossari: poco più di 10 all’anno. Solo nel 2020 la richiesta è balzata a 137». In molti casi la scelta della cremazione è stata quasi imposta e – in particolare nella prima fase del lockdown – è mancata perfino la possibilità di avere il conforto di un funerale in chiesa. Il prevosto, don Gianni Cesena, ha confermato il trend: le campane a morto sono suonate 219 volte contro le 162 del 2019: il 41 per cento in più.

Sono crollati invece i matrimoni e battesimi, anche per le difficoltà logistiche nell’amministrare questi sacramenti. L’evoluzione è tale che l’amministrazione pubblica sta cercando di adeguarsi: se c’è l’esigenza di aumentare – sia nel cimitero monumentale sia in quello nuovo – gli spazi per accogliere le ceneri, in un futuro nemmeno troppo lontano si potrebbe andare incontro a una minore richiesta di tumulazioni in terra e colombari.

Ha suscitato qualche polemica anche la scelta dell’amministrazione di Desio di offrire la propria candidatura a regione Lombardia per costruire un nuovo impianto di cremazione al cimitero nuovo di Desio. La scelta del sindaco, Roberto Corti, ha suscitato però la levata di scudi del Movimento Cinque Stelle, già contrario alla presenza dello storico forno inceneritore di via Agnesi, che ha bollato la presenza del forno crematorio come «inquinante».