34 italiani e 126 profughi, il caso della palazzina di via Asiago a Monza: «Non possiamo vivere così»

In una palazzina di via Asiago sono ospitati 126 richiedenti asilo distribuiti in 14 appartamenti presi in affitto proprio per gestire l’emergenza accoglienza. Gli italiani che risiedono nel complesso residenziale sono invece 34: «Impossibile vivere così».
I residenti della palazzina di via Asiago alle prese con l’emergenza profughi
I residenti della palazzina di via Asiago alle prese con l’emergenza profughi

In via Asiago 8/D a Monza c’è un’elegante palazzina di recente costruzione: è datata 2013. Ci sono una quarantina di appartamenti a disposizione, con vista non proprio elegante sulla Tangenziale Nord. Qui sabato mattina si sono dati appuntamento i vertici locali della Lega Nord: il segretario cittadino Federico Arena e Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio in Regione Lombardia. Insieme a loro ci sono 4 residenti del complesso (in totale sono 34, distribuiti in una dozzina di famiglie): hanno chiesto un aiuto perché «insieme a noi vivono 126 richiedenti asilo». Sono quelli sistemati dalla “Trattoria mercato” (una delle cooperative che ha partecipato e vinto il bando per l’accoglienza promosso dalla prefettura di Monza) in 14 appartamenti sfitti, messi a disposizione dal costruttore in cambio del pagamento di un canone di affitto. «La situazione è pesante» spiega il gruppetto di residenti che parla anche a nome degli altri condomini, restii a farsi vedere per paura di eventuali ritorsioni.

«Ci sentiamo osservati, non mandiamo più i bimbi a giocare in cortile. Le nostre donne vengono guardate con insistenza, scoppiano risse continue tra di loro. Ricevono continuamente ospiti di giorno, anche donne. Non siamo razzisti, chiediamo però che ci sia più redistribuzione dei profughi». Il primo invio di rifugiati in via Asiago è datato novembre 2015: sono una trentina, provenienti dal Bangladesh. Poi, alla fine dell’anno, la doccia fredda: gli ospiti sono quasi 130. E il numero è rimasto costante finora. «Abbiamo chiesto aiuto alle forze dell’ordine e alla prefettura, ma nessuno ci ha dato ascolto».