Vimercate – Il cineteatro Capitol è in vendita. Dopo oltre due anni di fermo dell’attività, cessata di fatto con il blocco dei contributi comunali, la cooperativa Tangram, proprietaria della struttura di via Garibaldi, ha deciso di cedere l’immobile che sta gravando pesantemente sulle sue finanze già precarie: “Non riusciamo più a sostenere le spese fisse come Ici, spazzatura e utenze varie” ha detto il presidente Vanni Crippa, “dovremmo iniziare a sborsare soldi di tasca nostra per tenere in piedi un progetto che non ha futuro, se non forse tra qualche anno. Per noi è un tempo troppo lungo”. Non è più un’alienazione legata al rilancio culturale della struttura di via Garibaldi, con una parte dell’edificio risistemata a questo fine, come ipotizzato in questo ultimo biennio. “Il privato avrebbe dovuto investire oltre quattro milioni di euro, senza avere un effettivo margine di ritorno, anche in termini volumetrici. Con la crisi del settore edilizio, quale operatore s’imbarcherebbe in un affare del genere?”, è la domanda retorica di Crippa.
Chi acquisterà, tramite immobiliare, realizzerà perciò un investimento libero, condizionato dalle sole dinamiche di mercato e dalle opportunità aperte dal Pgt, che per quest’area prevede una destinazione terziario-commerciale, quindi negozi e uffici. Tramonta dunque quella ‘funzione culturale’ che pure il recente Pgt manteneva, chiedendo però alla proprietà di intessere un’operazione di mercato autonoma, capace di sostenibilità finanziaria, alla quale il pubblico avrebbe potuto partecipare dall’esterno, come partner aggiunto e non come fonte economica principale. È una visione che l’amministrazione sta portando avanti da qualche anno, pesando le poche risorse di bilancio, e invocando la capacità imprenditoriale degli operatori culturali, e che Crippa critica, richiamando il pubblico a un ruolo decisivo. “Sono amareggiato, perché sono trent’anni di storia buttati al vento -dice Crippa- Con questa vendita Tangram dichiara chiusa quella fase di storia e di cultura. A malincuore, ma non possiamo fare diversamente”.
E poi l’affondo su Palazzo Trotti: “Circa un mese fa abbiamo dato comunicazione della decisione di vendere all’assessore all’urbanistica Boccoli. Non abbiamo ricevuto neppure un cenno di risposta, anche solo di presa conoscenza. L’amministrazione in questi anni ha fatto una scelta di politica culturale legittima, ma che non condividiamo. La decisione di partecipare al finanziamento ‘volante’ delle iniziative culturali che nascono sul territorio, sta premiando un’idea di cultura estemporanea, che viene fatta nel tempo libero, che sorge e muore nell’arco di un anno o due. E noi siamo stati inseriti in questo scenario. Ma Tangram non è questo, è stabile da trent’anni, ha uno scenario professionale e articolato di attività, dà occupazione. Eravamo più di trenta persone. Oggi, anche dopo lo scorporo dello Sbaraglio, siamo rimasti in sette, di cui tre a tempo parziale. Si parla di desertificazione dell’ex Celestica e il Comune, giustamente, si adopera per contrastarla? be’, qui stiamo parlando di precarizzazione e desertificazione della cultura”.
Anna Prada