Non è necessario essere religiosi e pellegrini per credere ai miracoli della Terrasanta. Anche ai comuni laici non possono sfuggire i miracoli che Israele in così poco anni ha costruito. Per certi versi sarebbe un bel modello anche per noi italiani, se è vero come è vero che quando si atterra a Tel Aviv non sembra di essere sull’altra sponda del Mediterraneo, ma in una zona tra le più progredite della Svizzera o addirittura, se il confronto si allarga ai suoi vicini mediorientali, pare di essere in una zona del civilissimo Nord Europa, tipo la Svezia, per esempio.
E’ pur vero che i controlli sono meticolosi e in circolazione ci sono tanti soldati cui noi italiani non siamo abituati, ma una qualche pecca la si deve pur avere. Che poi, dicono i responsabili di Israele, pecca non è: tutto serve alla maggior tutela del turista o pellegrino che sia. E l’impressione di essere in una terra dei miracoli la si ha subito appena usciti dal Ben Gurion: una città moderna con molte leziosità architettoniche nei suoi palazzi e nei suoi monumenti.
Per non parlare del verde di parchi giardini e finanche gli spartitraffico che già ora sono in piena fioritura. E qui già si viene a contatatto con uno dei “miracoli” israeliani: la cura e la manutenzione del verde in una regione che di acqua non ne ho proprio una goccia da sprecare. E infatti l’irrigazione goccia a goccia proprio sulla radice della pianta ha avuto grande sviluppo proprio in Israele: ogni giardino, ogni campo, ogni aiuola hanno la loro indispensabile canalizzazione.
Tel Aviv è una città moderna che ha inglobato Jaffa, una preziosa gemma storica. Come storica e importante è Cesarea, non molto distante; è un sito archeologico imprescindibile per capire il ruolo strategico che questo Paese ha svolto sin dall’antichità. In particolare con Erode il Grande, fondatore di Cesarea, che era considerato tra i più importanti uomini del suo tempo, imperatore romano compreso, di cui è stato ascoltato fiduciario.
Per questo la città è stata voluta sia urbanisticamente sia in architettonicamente come le più belle città romane; lo scopo era quello di impressionare i suoi potenti ospiti. Ecco, dunque, teatro, foro, tempio, strade, palazzi, porto e ippodromo. Per l’inaugurazione sono stati invitati i più famosi auriga del tempo, per invogliarli, si racconta, che avesse allungato l’elenco dei primi: non più solo al primo classificato, ma anche al secondo e al terzo: un successone.
Da Cesarea alle colline dell’Alta Galilea il passo è breve, anche perché Israele ha le dimensioni della Lombardia; e della terra lombarda, la Galilea, solo di questa stagione (tra un paio di mesi sarà tutto diverso), ha la ricchezza della vegetazione e persino i vigneti con vignaioli sapienti che fanno del vino di qualità. E proprio da questa parti Gesù ha fatto il primo miracolo trasformando acqua in vino. Visitabile la Golan Heights Winery. Terra privilegiata di pellegrinaggi l’Alta Galilea; a ogni passo c’è un riferimento alla Bibbia o ai Vangeli: Lago di Tiberiade, Cafarnao, Nazaret.
Tutte località, comunque, imprescindibili anche per un viaggiatore laico. Ma la sacralità dei luoghi è palpabile e a renderli sacri c’è anche il pellegrinaggio di milioni e milioni di pellegrini che hanno contribuito a far santa quella terra su cui ha camminato anche San Francesco. Molti i pontefici: nel cortile della basilica dell’Annunciazione: due bassorilievi uno di Papa Giovanni con data 1958, e un altro di Giovanni Paolo II , opera del francescano padre Nazareno Panzeri. Ma non solo riferimenti religiosi, ad Acco, per esempio, anche i crociati hanno lasciato importanti tracce fatte di cittadelle e castelli e con essi le repubbliche marinare italiane che hanno avuto un ruolo importante sia militare sia come suporter finanziatori.
Anche se non hanno più il fascino ideologico di un tempo, è sempre interessante visitare, e perché no alloggiare, in un kibbutz: ce ne sono ancora una settantina, alcuni religiosi altri laici. Imprescindibile per tutti – come ovvio – è Gerusalemme. Sia per le tappe fondamentali arcinote dei pellegrini e cioè: monte degli ulivi, via dolorosa, santo sepolcro ecc, ma anche per il muro del pianto e la spianata della mosche nella Gerusalemme vecchia.
Il muro del pianto in particolare è emblematico per capire il rapporto che il popolo ebraico ha con l’assoluto, fin dai tempi dei tempi. E’ il loro luogo più santo, testimone dei momenti più importanti della vita di un ebreo e dove la modernità lascia il posto alla tradizione più antica, con rituali che non mancano di lasciare sbalorditi. Altro luogo imprescindibile è il Memoriale dell’olocausto: un museo multimediale che testimonia le sofferenze degli ebrei ad opera di fascisti e nazisti: è un pellegrinaggio laico che non lascia nessuno indifferente. Come non lascia indifferente Betlemme e poi nel deserto, la fortezza di Masada con la sua storia di estrema resistenza ai romani, fino al suicidio di massa, poi il Mar Morto e lo sbocco sul Mar Rosso a Eilat.
Info www.easyisrael.it
Fiorenzo Barzaghi