Vimercate – I lavoratori di Alcatel Lucent guardano al 2013 con grande preoccupazione. Il timore è che il prossimo anno si profili un altro lungo periodo di cassa integrazione, che rischia di pesare ancora sulle medesime persone, che la ricollocazione in reparto sia minima o addirittura nulla e che si cominci a parlare di esuberi strutturali e di relativi tagli di posti di lavoro. Paure che nei giorni scorsi sono apparse sul blog delle rsu del sito di via Trento, a firma di alcuni lavoratori e lavoratrici «dentro e fuori» ALU, dunque sia dipendenti in piena attività sia colleghi coinvolti dall’ammortizzatore sociale. L’appello, forte, è che tutti insieme, a cominciare dai sindacati, si torni alla lotta che ha portato all’accordo di giugno, scongiurato 490 licenziamenti e impedito l’inizio di una dismissione di Alcatel dall’Italia mantenendo il cuore della ricerca e sviluppo dell’Optics mondiale a Vimercate e promettendo l’inserimento di nuove attività.
Impegni però che faticano a essere rispettati, complice la congiuntura ancora negativa del mercato delle telecomunicazioni e le difficoltà specifiche dell’azienda, com’è stato confermato nell’incontro al Ministero dello Sviluppo e poi nel coordinamento sindacale europeo di Parigi tenuti la scorsa settimana. Il primo obiettivo continua a essere la riduzione dei costi. Per il 2013 Alcatel Lucent prevede di tagliare altri 5.490 posti di lavoro, 3.300 solo in Europa. Non ultimo, è noto che il prossimo 24 dicembre il titolo del colosso franco-statunitense uscirà dal listino principale CAC 40, il principale indice della Borsa di Parigi. Segnale anch’esso che preoccupa.
I lavoratori si sentono isolati: l’azienda insiste perché chi è in cassa opti alla fine per una delle due alternative volontarie, o la ricollocazione esterna o la mobilità, mentre di corsi per la ricollocazione interna non si parla, Alcatel «in sostanza, la crisi aziendale intende riversarla sempre e solo sugli stessi lavoratori e lavoratrici (il 10% della forza lavorativa attuale) che vengono trattati come esuberi strutturali e non come persone da valorizzare e riqualificare», si legge nel blog, e più avanti: «Proviamo ad utilizzare ancora le assemblee di reparto che hanno portato ai 3 giorni di sciopero di febbraio. Proviamo a pensare e proporre delle possibili iniziative per chiedere il rispetto e l’attuazione dell’accordo in tutti i suoi punti, e per far capire al management che i lavoratori e le lavoratrici sono uniti e pronti a mobilitarsi ancora».
Anna Prada