The Cranberries tourBe’, insomma: grazie

Mara, Brenda, Lorenzo, Sara, Valeria, Litsa, Voula, Dolores, Lu, Camille, Valeri, Gianluca e naturalmente Barbara. E poi loro, ovviamente i Cranberries, che domenica hanno chiuso il tour europeo nella misteriosa Montbéliard, in Francia. Andarci e stato semplice, tornare meno: ma in mezzo ci sono tanti ricordi. Alessio, l'ultimo capitolo.
The Cranberries tourBe’, insomma: grazie

– Seveso-Lissone in macchina
– Lissone-Bergamo in aereo
– Bergamo Beauvais in aereo
– Beauvais-Parigi gare du Nord in treno
– Parigi gare du Nord – Parigi gare de Lyon metro più taxi (sì, perché ovviamente la linea della metropolitana si è guastata)
– Parigi gare de Lyon – il nulla (in realtà la stazione ha un nome ma non me lo ricordo e sinceramente davvero non c’era nulla intorno) in treno
– Il nulla – Montbéliard in treno
– Montbéliard – hotel in taxi (trenta minuti prima che ne arrivasse uno)
– Montbeliard – Lione in treno (due ore di ritardo e perdita di tutte le altre coincidenze)
– Lione – Chambery in treno
– Chambery – Milano in treno
– Milano – Lissone in treno
– Lissone -Seveso in macchina

Direi che con tutti questi spostamenti e mezzi presi ho battuto tutti i miei record. Ma come si dice, ne è valsa veramente la pena. È stato un lungo weekend di gelo e neve (tantissima), è stato un lungo weekend dalle mille emozioni, è stato il week-end in cui si è concluso il tour, in cui tutto quello che ho aspettato da così tanto tempo è finito, ed è finito nel migliore dei modi. Questo lungo week-end cosparso da un sacco di lacrime io invece l’ho vissuto benissimo, penso di essere stato l’unico a non averne versata neppure una. È stata una festa per me, è stato un arrivederci felice, e a dire la verità mi sono stupito anch’io di questa reazione.

Già mi immaginavo lì davanti a lei a piangere come un cretino, senza riuscire a fermarmi (come è successo tutte le altre volte, a dire la verità). La guardavo lì sul palco cantare e mi usciva un sorriso a 36.294.652 denti, ero contento per lei, secondo me non vedeva l’ora che finisse, sarà stata stanchissima la mia nanerottola preferita. Ieri sera avrà acceso i fuochi d’artificio e fatto pure il trenino con gli altri membri della band. Ed ero contento anche per me, sinceramente, non ce la facevo più, il mio fisico non regge più tutti questi sbattimenti. È da ieri, quando finalmente mi sono tolto la calzamaglia (sì, l’ho messa perché faceva freddissimo e voi non fate gli spiritosi e soprattutto scordatevi una foto… sono un po’ fesso ma mica fino a questo punto, non rischio di farmi prendere in giro fino alla fine dei miei giorni), è da ieri – dicevo – che ho le gambe che mi fanno malissimo, ho anche pensato che da bravo vecchietto mi servissero sempre delle calze contenitive, mi sono finalmente rilassato, finito il tour è anche finita tutta la mia energia. Adesso necessito di una ricarica super potente (che ne so, magari alle terme a farmi fare duemila massaggi di vari tipi).

Sono stati tre giorni fantastici, tante le scene che mi rimarranno impresse nella mente. Valeria che arriva a prendermi in stazione a Lissone imbacuccata manco stessimo partendo per il Polo Nord tutta preoccupata per il telo che aveva messo sui vetri della macchina che per il gelo non si piegava più e lei, disperata, non sapeva cosa fare. Sara che è riuscita a rannicchiarsi in posizione fetale anche su un volo Ryanair (solo lei poteva riuscirci, ma in fondo potevo immaginarmelo dopo averla vista nelle sue pose plastiche sui sassi di Grenoble).
E poi c’è Lorenzo, o meglio un dio sceso in terra, così ad un certo punto decideva lui tutto, quando mangiare, per quanto tempo mangiare, cosa mangiare, cosa fare, dove andare… volevo morire, ridevo come uno scemo. Ancora Valeria che ha svaligiato tutta la farmacia, aveva di tutto, dagli antinfiammatori alle varie medicine per l’influenza, da quelle per la nausea a quelle per la dissenteria. Non ho mai viaggiato così tranquillo come in quest’ultimo viaggio: mai provato una sensazione di sicurezza come in questi giorni, prevenire è meglio che curare.

E non dimentichiamoci di Sara e le sue continue imitazioni di Dolores… giuro che la prossima volta che la vedrò la registrerò di nascosto e la manderò in mondovisione… sono fantastiche. Dolores versione vecchietta isterica non ha prezzo. È stata una giornata fantastica, penso che la cosa più seria di cui abbiamo parlato sia stato quel povero dito a scatto di Sara (scusa, ma non ce l’ho fatta a non nominarlo). Lu che manda a quel paese tremolino francese (un povero pazzo ubriaco che le si è buttato addosso durante il concerto). Lo show di Beauvais è stato senza ombra di dubbio uno dei più belli di questo tour.
Tutto è andato come doveva andare (o meglio, tutto è andato come voleva Lorenzo), Dolores pazzesca, la band anche. Just my immagination, sorrisi a a raffica davanti a noi tre (io, Lorenzo e Sara perché Valeria è finita dall’altra parte con Serena), baci a tutti, e poi le lacrime, la gente che la vedeva per l’ultima volta non ce l’ha fatta a trattenerle. E anche Dolores si è commossa a vederle, alla fine ha regalato a Sara (ops, scusa, ho detto che eri te a piangere) il suo guanto.

Poi all’improvviso il concerto è finito, e poi all’improvviso un po’ di tristezza ha preso il sopravvento. Non tanto perché era finito il concerto, ma perché l’indomani la mia adorabile compagnia non sarebbe venuta con me per l’ultima tappa. Ho provato a convincerli, in tutte le maniere. Con loro tutto è più semplice, con loro tutto è come deve essere sempre: un divertimento. Invece niente, alle 5.30 del mattino, quando è arrivato il mio taxi, loro non c’erano, loro dormivano ancora beatamente. Mi hanno abbandonato al mio destino (cafoni, brutti e cattivi). Grazie al cielo c’era Lu con me.

Apriamo un attimo il capito Lu. In questi due giorni le ho voluto un bene dell’anima (gliene ho sempre voluto, sia chiaro, ma in queste poche ore ho imparato a volerle ancora più bene). Mi ricorda me quando ero giovane, mi ricorda quando anche io facevo tutte quelle cose. Nei suoi occhi vedi gioia allo stato puro, vedi un amore viscerale per quella donna bionda sul palco. Non riuscivo a non abbracciarla quando la vedevo piangere, e a Montbéliard penso non abbia mai smesso di farlo. Volevo rincuorarla in tutte le forme possibili, volevo farle capire che era giusto così, che quelle lacrime avevano un loro senso ma che in realtà doveva solo essere felice per tutto quello che aveva appena vissuto. Mmmmmmmm…. non è che mi è uscito l’istinto paterno mai avuto fino ad oggi? Aiuto.

Adesso mi dovete spiegare perché i pazzi (nel vero senso della parola) a cui piacciono i Cranberries sono tutti Italiani (e non fate pensieri strani, mica sto parlando di me)? Appena arrivati a Montbéliard io e Lu ci siamo recati subito al venue e troviamo Camille tacchinata da un uomo. Lu appena l’ha visto ha iniziato a ridere ricordandosi che il tizio era anche a Milano ed anche allora aveva importunato alcune ragazze. Continuava a fare i grattini sul ginocchio di Camille come se fossero amici o amanti da una vita, Camille invece era immobile con gli occhi sgranati come per dire: “Qualcuno mi salvi… ma questo cosa vuole da me?”
Appena ha scoperto che ero italiano è stata la mia fine. A parte che si è presentato e mi ha chiesto come mi chiamavo almeno duemila volte (con una media di una volta ogni dieci minuti), poi cercava da me in qualsiasi maniera un passaggio all’hotel. Alla ventesima volta che me lo ha chiesto, e dopo avergli detto che avevo l’hotel a cinque minuti e che ci sarei tornato a piedi, gli ho detto sì, sapendo già che alla fine del concerto mi sarei eclissato come solo io so fare.

È andata diversamente. Alla fine del concerto, mi ha guardato, mi ha stretto la mano, mi ha detto che ci potremmo vedere (ho anche scoperto che lavora a Seregno) e mi ha salutato andandosene. Ma come? Comunque era da tantissimo tempo che non mi beccavo una coda e un concerto con la neve, e a Montbéliard ce n’era un sacco. Ma il freddo che mi sono preso ieri (o l’altro ieri a seconda di quando verrà pubblicato questo coso) è stato a dir poco devastante. Dolores riesce a stupirti sempre, anche all’ultimo concerto ci ha regalato delle chicche pregevolissime e per l’ennesima volta dimostrazione di quanto sia bella d’animo. La chicchissima è stata il ritorno di Ode to my family, dove però la parte riferita al padre l’ha fatta cantare al pubblico. E poi, ha regalato due paia di scarpe, un paio a Camille e un paio a Lu con dedica e suo autografo. E immaginatevi quale fiume di lacrime si è aperto in quel momento. Senza dimenticare nemmeno lei che sputa sul palco: è qualcosa di indescrivibile, anche di inguardabile aggiungerei. Voi pensereste che è una rockstar e le rockstar fanno di queste cose e invece no. Era intasata e quindi per sbloccare un po’ le vie aeree sputava a destra e a manca. Lo so, fa schifo come cosa, ma a me faceva ridere, ormai sul palco fa come se fosse a casa sua, ci manca solo che esca in pigiama e vestaglia e siamo a posto (non che i primi pantaloni che ha indossato non sembrassero quelli del pigiama).

Confesso che con Dreams, come al solito il brano di chiusura, un po’ gli occhi lucidi li ho avuti anche io, ma poi lei mi ha guardato, e l’unica cosa che ho fatto è stata quella dirle grazie. E con il mio grazie e il suo sorriso questa grande esperienza per me si è conclusa. Ma io non posso chiudere questo capitolo senza ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine in questi due mesi e poco più. Grazie a Chiara e Massimiliano per avermi dato questa possibilità, mi è servita anche un po’ come valvola di sfogo. Lo so che tutte queste cose mielose a voi non piacciono, ma suvvia, abbiate pazienza. È l’ultima volta che scrivo, e per voi è l’ultima volta che dovete mettervi qui a correggere il mio italiano che italiano non è.
Grazie a mia moglie, per avermi sopportato e supportato, anche se a dir la verità non ho mai rotto le scatole in maniera esasperante (prova a dire il contrario che ti metto a dormire in garage), grazie per aver fatto alcune tappe con me, grazie per non esserti addormentata su quella cavolo di autostrada.
Grazie a tutte le persone che hanno condiviso questa esperienza con me (li scrivo a caso, mica in ordine di importanza e quindi non fate i permalosi) Mara, Brenda, Lorenzo, Sara, Valeria… siete fantastici… assurdi ma fantastici, mi avete reso tutto più semplice, mi siete entrati nel cuore, e ora col cavolo che vi libererete facilmente di me. Litsa, Voula, Dolores, grazie per essere sempre così gentili e dolci con me, io parlo poco ma con voi vicino va sempre tutto bene.
Lu, oh Lu, come farò senza i tuoi “Oh my god” “I Love you Dolores”, dimmi come farò? Grazie mille.
E poi ancora Camille (ti giuro che gli italiani non sono tutti così), Valeri (grazie soprattutto per quello che hai fatto a Londra), Gianluca (Zurigo è stato spassosissimo in tua compagnia)… e poi grazie a tutte le persone che ho incontrato nelle varie code. E per fortuna che all’inizio di questo diario avevo scritto che ero un associale, scorbutico e a volte maleducato. Sarà la vecchiaia, sarà lo spirito natalizio, sarà che in realtà era tutta una corazza.

E poi grazie a voi cinque ragazzi sul palco, e grazie a te, Dolores per avermi donato tutto questo, per avermi donato nuovi amici, per avermi donato tutti questi ricordi ormai indelebili, grazie anche per avermi donato un principio di broncopolmonite (ecco sia chiaro che se mai decidessi di tornare in tour sarebbe gradito che fosse intorno ad Aprile, Maggio e giugno), e soprattutto grazie per avermi fatto riamare quella canzone. Ad ora, con tutto il mio carico di emozioni provate, con tutte le esperienze vissute vi saluto, e spero che prima o poi, tutto questo possa ripetersi. Grazie, davvero.
Alessio