Monza – Quel volo e lo schianto a terra e poi chissà. Per qualche anno Roberto Crippa era rimasto ibernato, per il mondo dell’arte. Esattamente quando il suo studio era ormai un amacchina contemporanea, quando già l’arte faceva affari. Niente. Il silenzio. Finché Gimmi Stefanini, una galleria paterna alla spalle e il successo proprio alle porte di Brera, si infila in un negozio di antiquariato e riconosce una tela. E’ di Crippa, si dice. Quel giorno Stefanini, ancora oggi titolare della galleria Pace di piazza San Marco a Milano, ha creato il mercato dell’artista monzese.
Quando?
Credo fosse il 1989. Ho riconosciuto il quadro e l’ho comprato. Poi andava autenticato e allora ho contattato Roberto Crippa junior, il figlio. Lui non ne sapeva niente di quel quadro. Ma è stato in quel momento che ho iniziato a occuparmene. In quegli anni Crippa non aveva mercato, nessuna richiesta, nessuna offerta. Credo di poter dire che il mercato di Crippa l’ho creato io.
E poi?
In quel periodo mi ha chiamato un industriale di Bergamo. Aveva una casa sul lago di Como. Mi fece vedere la sua collezione. Aveva dei Crippa straordinari, cinquanta opere anche due metri per due, anche dalla collezione Schwarz. Allora feci uno sforzo economico incredibile e comprai tutto, indebitandomi. E’ iniziato tutto lì.
Cosa ne è stato?
Di quelle opere? Venduto tutto, tranne uno. Alcuni anche a cinquanta milioni di lire di allora. In tre o quattro anni i lavori di Crippa fecero un boom incredibile. E allora iniziammo anche a fare le autentiche, eravamo sbalorditi di quanto stava accadendo. Quindi ci siamo organizzati di più, soprattutto perché negli ultimi anni Crippa avevamo prodotto molto e c’era il rischio dei falsi. Ed è stato allora che abbiamo iniziato a pensare al catalogo generale delle opere, un lavoro necessario per dare una fisionomia e una certezza legale al lavoro di Crippa.
Che poi è arrivato.
Nel 2007. E’ uno strumento indispensabile, scientifico. Tra qualche decina di anni il catalogo generale delle opere (è uscito il primo volume, entro la fine dell’anno dovrebbe uscire il secondo e definitivo, ndr) sarà uno strumento essenzile per percorrere la carriera di Crippa e riconoscerele sue opere.
Ma è ancora ricercato?
Lo è. Ha un mercato prevalentemente europeo. Abbiamo già calogato 500 opere con il primo volume e credo arriveremo a 970 circa con il secondo. Poi eventualmente interverremo con delle appendici. Facendo i conti con i falsi: statisticamente il 20 percento dei lavori che ci vengono sottoposti per un’autentica risultano falsi.
Niente mostre?
Non lo so. Forse con la presentazione del secondo volume, alla fine dell’anno. Ma non è detto.
Massimiliano Rossin