Seregno – Nella sua abitazione di via Umberto si è spento lunedì mattina il professore Ermanno Santambrogio, 93 anni, nato a Seregno, il 12 luglio 1919. Persona riservata, scrupolosa, molto stimata e apprezzata in città. Un uomo mite, affabile, buono, con un grande senso del dovere, dedito alla famiglia, ma anche molto umano e tanto vitale, al quale non mancava il senso dell’umorismo. Un grande appassionato di montagna. Numerose le sue ascensioni sul Resegone, le Grigne ma soprattutto sul monte Rosa. Conseguita la maturità al liceo classico Zucchi di Monza, si laureava in matematica e fisica alla Statale di Milano nel ’43. Già avviato alla carriera universitaria l’abbandonava alla scomparsa di Giovanni Gentile junior, figlio del noto filosofo, che doveva essere suo relatore di tesi.
Nel ’44 entrava in ruolo al liceo scientifico di Casale Monferrato. Ha insegnato a Vigevano, nei collegi di Tradate e Cantù, alla Mercalli e al collegio Ballerini di Seregno, al Giovio di Como e al Frisi di Monza, in cui nel 72-73 diventava preside di una struttura di 2 mila alunni con le succursali di Desio, Vimercate, Meda, Cusano. Nel 73-74 con l’autonomia di Desio ne diventava il primo preside intitolando la scuola a Majorana e vi restava fino all’84, anno della raggiunta quiescenza. Di quel periodo andava fiero per aver saputo gestire al meglio il periodo della contestazione.
Quindi ancora insegnante e poi preside alla scuola magistrale Maria Immacolata di Seregno fino al giugno’97. Negli anni del dopoguerra è stato consigliere comunale con Giovanni Colombo, sindaco e poi assessore alla pubblica istruzione col sindaco Antonio Colombo. Sul finire della guerra ha avuto un ruolo attivo nel Cnl, tenendo i collegamenti con il gruppo di partigiani locali, i vari Nespoli, Gaffuri, Leone, Giovanni Dell’Orto, che facevano capo a don Mancini al collegio Ballerini. Di profonda fede religiosa ha coltivato amicizie con i cardinali Giovanni Colombo, Ugo Poletti, col nunzio apostolico a Vienna Mario Cagna, coi vescovi Bernardo Citterio di Milano e Luciano Pacomio di Mondovì.
Paolo Volonterio