Seregno – Nell’ultimo periodo sono salite alla ribalta della cronaca le aree destinate dall’amministrazione comunale a soddisfare le richieste di orti per il tempo libero, all’interno delle quale, in maniera impropria e dissimile dalla convenzione sottoscritta dai conduttori, taluni avevano costruito negli spazi loro assegnati dei piccoli capanni arredati di tutto punto con tanto di cucina e stufe. Dopo ripetuti inviti da parte degli amministratori pubblici ai conduttori, a provvedere in proprio allo sgombero delle irregolarità, è stata resa esecutiva l’ordinanza e così tutti gli appezzamenti sono ritornati ad essere solo terreno per orto. Mentre gli spazi comunali degli orti hanno ripreso la funzione originaria, inevitabile è scoppiata la polemica.
Alcuni conduttori e privati cittadini ci hanno fatto osservare che in altri spazi pubblici, non comunali, a ridosso della linea ferroviaria Milano- Chiasso, nella macchia di verde di via Luini, esistono altri orti del tempo libero di metratura diversa, all’interno dei quali, più d’uno ha edificato dei piccoli cottage con tanto di camino, come testimoniano le nostre immagini che riportiamo a lato. Ovviamente molti cittadini si sono interrogati sul fatto se tutto ciò fosse regolare o meno. “C’è chi coltiva l’orto e raccoglie verdura- hanno riferito alcuni residenti di via Luini- ma non si capisce come mai nelle tarde ore della notte sbuchino da quei luoghi auto, i camini fumano, così succede a quelle ore quando tutto è buio?. Basta fare un giro all’interno di quella zona e si potrà osservare che si vedono dei cancelli fortificati, e su taluni ingressi sono stati affissi cartelli con divieto di sosta, proprietà privata. Ma non solo, c’è anche chi alleva galline, conigli, e altro. E nessuno dice niente. Più volte abbiamo informato gli amministratori pubblici, ma hanno sempre fatto spallucce, lasciando decantare la vicenda”.
La zona a verde di via Luini a ridosso della linea Milano-Chiasso, già in passato aveva fatto parlare di sé, ed erano stati sgomberati capanni dove venivano allevati anche cavalli, pecore, capre, il cui forte olezzo aveva infastidito i residenti. Un tempo, ci viene ancora riferito, i conduttori pagavano un simbolico affitto alle Ferrovie dello Stato, poi sembra che quei denari mai arrivassero nelle giuste casse e si disperdessero nei meandri della burocrazia. Così, a quanto sembra, più nessuno ha versato la propria quota d’affitto. Ma intanto i piccoli lembi di terra sono diventati dei feudi.
Paolo Volonterio