Brugherio – Patteggiamento e processo col rito abbreviato per 13 tra gli oltre 150 indagati nell’ambito dello scandalo patenti facili scoperto dalla procura durante quest’anno. Tra questi figurano diversi funzionari della Motorizzazione civile di Monza e Milano, dove avvenivano gli esami ‘facilitati’. L’inchiesta, ormai chiusa, ha riguardato non solo i funzionari, ma anche titolari di scuola guida sparse tra la Brianza e l’hinterland milanese, e appunto quasi 150 persone, tra cui molti stranieri di diverse nazionalità, che hanno sostenuto l’esame teorico con gli ‘aiutini’ degli addetti della Motorizzazione.
I 13, per i quali era stato chiesto il giudizio immediato, è che invece hanno scelto i riti alternativi (udienza il 6 febbraio davanti al gup Claudio Tranquillo), sono coloro i quali erano stati raggiunti nel mese di giugno dalle ordinanze restrittive agli arresti domiciliari chieste dai due pm titolari del fascicolo, i sostituti procuratori Caterina Trentini e Salvatore Bellomo. Altri tre funzionari della Motorizzazione arrestati, invece, sono attualmente a giudizio ordinario. Associazione a delinquere, falso, corruzione le accuse contestate in questa tranche d’indagine.
Tra gli imputati, ci sono anche tre brianzoli, tutti difesi dall’avvocato Raffaele Della Valle. Si tratta di Laura Mazoni, 49 anni (assistita anche dall’avvocato Gian Luca Perego), Armando e Matteo Modarelli, 48 e 25 anni: tutti e 3 (residenti a Brugherio) soci dell’autoscuola brugherese ‘Tre Re sas’. Nell’elenco figurano anche Vincenzo Valente Borrello e Dario Valente, orginari di Vibo Valentia, 33 e 29 anni, dell’autoscuola ‘Borrello’ di Giussano.
Secondo il capo di imputazione, i funzionari della Motorizzazione, permettevano “l’illegittimo ingresso”, nel corso degli esami di teoria, di “titolari di autoscuole e loro collaboratori”, e “consentivano loro di aiutare i candidati stessi nello svolgimento della prova”. Diversi i metodi individuati dai pm: sia “mediante suggerimenti”, sia “mediante l’utilizzo di un prontuario appositamente predisposto per l’esecuzione facilitata della prova”.
Questo era il cosidetto “sistema”. In certi casi, gli aiuti sarebbero arrivati “mediante digitazione diretta sui monitor touch screen delle risposte”, sia da parte dei responsabili della scuola guida, sia da parte dei funzionari della Motorizzazione. In cambio di queste facilitazioni, gli imputati avrebbero ricevuto “denaro e altre utilità in quantità imprecisate”. Sarebbe bastato pagare una “somma aggiuntiva” all’autoscuola e, in certi casi, il candidato nemmeno si presentava all’autoscuola, ottenendo ugualmente la promozione.
Federico Berni