Precari nel mondo della scuolaIn Brianza sono oltre 2 mila

Precari nel mondo della scuolaIn Brianza sono oltre 2 mila

Monza – La Brianza mette, sul piatto della riforma scolastica, duemila precari. E’ questo il dato più allarmante emerso nel corso di un’assemblea pubblica che si è svolta all’auditorium del liceo scientifico “Paolo Frisi”. «In questi giorni il governo è intervenuto con misure di sostegno – spiega Vincenzo Palumbo, responsabile Flc Cgil scuola Monza e Brianza – per i precari per operano nelle pubbliche amministrazioni e perderanno il posto. Noi come Cgil proponiamo una sorta di cassa integrazione chiamata “indennità di disoccupazione”. Purtroppo c’è molto scetticismo nei confronti del futuro del mondo della scuola, occorre far capire ai giovani che c’è bisogno di loro per svecchiare e migliorare l-insegnamento. Certo, bisogna avere pazienza, non si verificheranno nuovi inserimenti a breve termine ma nel lungo periodo la situazione migliorerà. Il problema è che non c’è più nessuna regolamentazione per l’ingresso alla professione, hanno chiuso le università Sils che hanno sempre avuto questa prerogativa. Ci troviamo in un paese in cui non esiste la politica della formazione e del reclutamento, non ci sono concorsi e vie sicure per accedere a questo lavoro».

La maggior parte dei docenti precari rientra in una fascia d’età che va dai 40 ai 50 anni. Molti sono laureati ma vivono in una situazione di incertezza che prosegue da anni e che, di sicuro, non migliorerà nel corso del 2009. La situazione di molti supplenti precari si può riassumere così: giovani, che vivono da soli in città, in pensionato e non chiedono aiuto economico alla famiglia, cercando di arrangiarsi. Vista la situazione generale quello che più spaventa tutti loro è che è il bilancio scolastico è in rosso e quindi il loro stipendio è a rischio. Se da contratto ricevono la busta paga ogni mese, in questa situazione di crisi economica e di incertezza nel panorama della politica scolastica, rischiano di averlo dopo mesi di lavoro o persino di non ricevere proprio nulla. «L’idea è di dare una spinta positiva – conclude il sindacalista – occorre che le nuove generazioni si battano per valorizzare il settore e per garantire nuovi ingressi».