«Possesso di armi da guerra?»30enne salvato dall’avvocato

Villasanta – Armi da guerra o comuni? Una distinzione non da poco per un trentenne di Villasanta, che rischiava di trovarsi sul capo una condanna a un minimo di tre a un massimo di dodici anni di reclusione, per il possesso di due bombolette spray antiaggressione contenti gas lacrimogeno, trovate dalle forze dell’ordine all’interno della sede della sua società di consulenza a Villasanta, oltre ad una vera e propria collezione di balestre, storditori elettrici, sfollagente, manganelli retrattili, manette, cerbottane, altri spray irritanti al peperoncino, quelli comunemente definiti come “antiaggressione”.

Il trentenne, D.I. le iniziali del suo nome, non si è mai presentato al processo che lo vedeva accusato con la pesante imputazione di possesso di armi da guerra, per cui non ha spiegato cosa ci facesse con quel piccolo arsenale in ufficio. A limitare i danni ci ha pensato il suo difensore d’ufficio, l’avvocato Giulio Tagliabue, che ha fatto derubricare il reato nell’ipotesi più semplice di “detenzione di armi comuni”, ottenendo una condanna decisamente più lieve rispetto a quella chiesta dalla pubblica accusa, secondo cui il villasantese meritava la pena finale di tre anni di reclsusione.

Il nodo dell’accusa, in particolare, era costituito dal possesso di quelle due bombolette spray da quattrocento millilitri ciascuna. Secondo il pubblico ministero, erano da considerarsi alla stregua di “aggressivo chimico letale”, utilizzando la dicitura contenuta in una legge del 1974. Tesi contestata dalla difesa, e accolta dal tribunale collegiale di Monza, presieduto dal giudice Giuseppe Airò, nella giornata di mercoledì, che ha controbattuto alle argomentazioni dell’accusa, sostenendo il potenziale ridotto di gas. Le due bombolette in particolare, contenevano il cosiddetto “gas cs”, un tipo di lacrimogeno, privo di proprietà tossiche a differenza di altri agenti chimici, che viene usato dalle forze dell’ordine per il controllo di manifestazioni violente o rivolte.

Alla fine il trentenne di Villasanta se l’è cavata con una condanna a quattro mesi di arresto e al pagamento di una multa di 1.300 euro.