Olimpiadi: Zoeggeler? Un tifo da Ferrari

Olimpiadi: Zoeggeler? Un tifo da Ferrari

Lo spirito olimpico esiste davvero. E se non è proprio quello che ferma le guerre, è qualcosa che ci assomiglia. «È pazzesco, è una sensazione strana. La gente è davvero gentile: è vero che in Canada sono tutti più sorridenti, ma qui è elevato all’ennesima potenza. Ci sono miliardi di persone festose e felici: si respira aria di pace, fratellanza o qualcosa del genere», racconta Marina Riva nella prima domenica mattina olimpica della sua vita. Lei, azzurra di skeleton che si allena anche a Monza, è ai Giochi ospite della nazionale canadese e racconterà le Olimpiadi 2010 nelle emozioni di un’atleta e di un’appassionata di sport. La sua avventura olimpica è iniziata con una domenica che, tra nuvole, pioggia e poi sole, ha regalato due medaglie all’Italia, una dalla combinata nordica e l’altra vissuta in diretta a Whistler Village sede delle competizioni di slittino (e nei prossimi giorni di bob e skeleton).

A bordo pista. «A Whistler Village ho visto il delirio più totale – continua l’azzurra di skeleton – Un mare di persone con maglie rosse e piccole foglie d’acero tatuate sulle guance e piccole isole qui e là del “resto del mondo”. La giornata si è sviluppata in clima molto educato e rispettoso, nessun insulto, nessuno coro se non “Go Canada go”: bambini, nonni, famiglie, ultras vichinghi, parodie viventi di Homer Simpson, di tutto e di più. Una volta passati i controlli e arrivata in pista, sono rimasta scioccata dalla folla. Lo speaker ha parlato di circa 25mila biglietti venduti. Per capirci, in Italia in occasione dell’ultima Coppa Europa c’erano circa 50 persone e il biglietto era gratuito. E ognuno dei 25mila ha incitato ogni atleta».

Incontri. Nella festa c’è stata anche l’occasione per un incontro speciale. «Finita la terza manche ho cercato di raggiungere la curva 4 e tra la folla esagitata ho notato una giacca come la mia. Chi era? Armin Zoeggeler che cercava la concentrazione vicino alla pista, come se avesse bisogno di un contatto fisico per capirne ogni singolo centimetro. Mi sono avvicinata, ho chiesto se potessi disturbarlo e lui sorpreso ma col sorriso sulle labbra mi ha risposto di sì. Incredibile, una situazione davvero paradossale». Anche perché di lì poco sarebbe andato a vincere la medaglia di bronzo, il suo quinto alloro olimpico consecutivo da aggiugere a nove Coppe del mondo, cinque titoli mondiali e un numero smisurato di vittorie.

Il podio. «Dopo aver seguito le gare dal bordo pista, alla fine sono scesa nella zona del podio. Cosa ho visto? Praticamente la stessa folla per Schumacher al Gp di Monza, solo che non c’era nessun canadese da festeggiare. Solo due tedeschi e un italiano, persone che stanno dall’altra parte del mondo, nomi che probabilmente pochi di loro conoscevano. Onore e gloria al vincitore e festa per uno straniero che ha vinto tutto quello che poteva vincere»

Spirito olimpico.
Lo spirito olimpico esiste davvero. «Alloggio a Squamish – conclude Riva – con skeletonisti canadesi e una australiana. La gente mi chiede una foto insieme perchè indosso una giacca della Nazionale italiana. E quando spiego che non sono qui per gareggiare, la mia risposta non interessa: vogliono una foto perchè rappresento la mia nazione per sport e non per guerra o politica. Almeno alle olimpiadi succede davvero».
Ch.Ped.