Monza – Intanto ha fatto un cencio per il palio di Siena. Il cencio è il premio, un drappo, un’opera che a luglio le contrade affidano a un artista locale. Visto da qui può sembrare poco. Ma se qualcuno c’è stato, se ha respirato l’aria del Campo, allora sa che significa già essere un pezzo di storia. Di quella città, certo. E molto di più. È successo nel 2009 e sono già passati tre anni. Eugenia Vanni di anni allora ne aveva 29.
E forse è tutto lì: nell’idea che si può essere giovani e avere un legame profondo con la propria terra, ma allo stesso tempo respirare un’aria d’altrove e avere qualcosa da raccontare. Non è un caso se Eugenia Vanni è l’artista che inaugurerà la nuova galleria d’arte contemporanea di Monza, sabato 29 settembre (alle 18) in via Bergamo 20. L’area forse più vivace della città, che tra poco avrà un motivo in più: c’è “Villa contemporanea”, il progetto che nel nome dice già tutto e lo dice in modo semplice e diretto. Una galleria d’arte, intanto, aperta da Monica Villa (nella foto), che dopo avere affiancato Emi Fontana in un’esperienza milanese che ha lasciato tracce profonde ha passato un anno ospite di Cart (in via Sirtori) e ora cerca la sua strada.
“Contemporanea” perché di questo si occuperà: di arte contemporanea, percorrendo programmaticamente i terreni della ricerca più giovane. “Villa” perché è il suo cognome – e d’accordo – e perché vuole essere non solo uno spazio espositivo ma anche una casa in cui, fino in fondo, vuole vedere crescere qualcosa. O qualcuno. Come tra quattro pareti domestiche. Come quel camino che è comparso nella galleria da chissà quando mentre restaurava i locali. «La mia intenzione è di creare una piattaforma contemporanea e quindi di ospitare e promuovere gli artisti giovani ed emergenti – ha raccontato a pochi giorni dall’apertura – Partire con loro, soprattutto italiani all’inizio. E poi spero di allargare all’ambito internazionale ». Ma non una scatola espositiva, «mi piacerebbe moltissimo che diventasse un luogo di scambio culturale, vorrei creare eventi, ospitare serate dedicate a poesia, a performance. Sono tutte idee che voglio sviluppare: creare un ambito aperto alla contaminazione ». Senza escludere il territorio né sentendosi in dovere di tributargli sacrifici artistici, Monica Villa ha già programmato il secondo appuntamento, a dicembre, quando curerà la personale della piemontese Francesca Ferreri.
«Quello che mi auguro è che questo spazio sia un’oppurtunità per gli artisti: mi piacerebbe che gli autori giovani possano riconoscersi nella galleria». A Monza, «una città che non è ancora satura di arte contemporanea e in cui mi sento radicata », portando con sé anche un po’ dell’eredità di Emi Fontana. «Tutto quello che sono lo devo a lei, la mia passione la devo a lei, se Emi non ci fosse stata forse oggi non ci sarebbe questa galleria – aggiunge Monica Villa – M ha insegnato tanto, come affrontare il contemporaneo: la sua eredità c’è come forma mentis, come esperienza e come insegnamento, non ci sarà con i suoi artisti». Ci sarà prima di tutti Eugenia Vanni, senese, nata nel 1980, con la personale “Stella”, ricerca sulla scultura e qualche intrusione video, come “Vis, Roboris (per fare scultura ci vogliono i muscoli)”, del 2012 (nella foto a destra): «La serie delle “stelle”, antichi oggetti in ferro trovati arrugginiti e poi ripuliti fino a ritrovarne l’anima di metallo, è una riflessione sulla manualità dell’artista e sul ribaltamento percettivo dell’oggetto; togliere lo spesso strato di ruggine ha determinato un forte assottigliamento della materia; l’oggetto perde la sua natura originaria e diventa meno riconoscibile, né nuovo né antico».
Con un tributo al nome latino, dove le stelle sono sidera, e alla radice greca, che parla di ferro. Per caso oppure no, comunque, un’artista di Siena. La città che è talmente attaccata a se stessa da saper continuamente raccontarsi al presente e al futuro anche quando sono contrade e una corsa di cavalli e l’acciottolato che le circondano. Quello che Monza dovrebbe imparare: che per essere – per essere ieri e oggi – deve essere più spesso domani.
Massimiliano Rossin