Muggiò – Era nato come una “Casa albergo” per accogliere temporaneamente cittadini in difficoltà, ma si è trasformato in una dimora stabile visto che di case popolari disponibili non ce ne sono. Vivono alcuni anziani soli, famiglie separate, famiglie numerose straniere e due famiglie di profughi libici. L’aria trasandata si respira al primo sguardo. Facciata scrostata, tapparelle bucate o rotte, citofoni e cassette della posta in pessimo stato. Varcato il cancello di via Gandhi, balza all’occhio la pattumiera accatastata e lo svolazzare di filari di biancheria stesa ad asciugare che prosegue sulla ringhiera fino alla porta d’ingresso. Le scale interne sono terribilmente buie, le lampade sono accese con un lumino che neppure permette di vedere i gradini. Rassegnati gli abitanti.
“E’ uno schifo – hanno dichiarato tutti. – Gli unici a non lamentarsi sono le due famiglie di profughi libici che hanno un sorriso disarmante. “Mi trovo bene” – accenna la signora di colore, originaria di Mali che si appresta a stendere, con il secchio del bucato in testa e sulla schiena avvolta da un foulard la sua piccola di un anno e un quarto figlio in grembo. Il resto dei condomini, si mette le mani nei capelli. “Ci sono tante carenze, dateci in fretta un’altra casa”. “Il comune conosce bene la situazione, ma siccome ha in mente di demolire lo stabile non interviene sulla manutenzione – spiegano. – Siamo stufi di chiamare. Sanno che la pavimentazione del cortile è rotta. La signora Stella tempo fa è inciampata ed è caduta facendosi male. Le luci fuori le hanno messe dopo un anno di continue telefonate”. “Siamo in otto – spiega una famiglia originaria dell’Albania, occupiamo due mini appartamenti – aspetto da tre settimane che vengano a sistemarmi la caldaia perché non ho l’acqua calda. Il comune dice che per ogni guasto bisogna chiamare e non toccare nulla, ma da tempo ho due tapparelle rotte e non vengono ad aggiustarle, dicono provvediamo, ma non viene nessuno e se vengono non finisco i lavori”.
“Tutti i giorni devo pulire sotto la mia finestra perché dall’alto c’è chi getta la pattumiera – spiega la signora “Luna””. “Io qui dentro non ci sto, voglio un’altra casa. Per i due mini appartamenti spendo 550 euro al mese. Ho fatto domanda per le case popolari, a febbraio daranno risposta”. “Sono qui da 18 anni – spiega la signora Elvira che ha appena avuto un ictus.- Per 18 anni ho portato fuori la pattumiera di tutti e ho pulito le scale di tutti. Ora non posso più. C’è chi non ha mai preso in mano una volta la scopa. “E poi le cantine, sono una discarica – aggiungono alcuni condomini -. Un disastro di roba da buttare. E’ inutile sistemare perché comunque qualcun altro ci mette le mani. Non sa i topi che girano qui”.
“Sappiamo qual è la situazione al “Cubo” – spiega l’assessore allo sviluppo, gestione del territorio e patrimonio Francesco Vantellino – dove riusciamo cerchiamo di intervenire. Per il resto bisogna pazientare un po’ perché nessun intervento di manutenzione straordinaria è previsto su questo edificio in quanto, come i condomini sanno, è previsto l’abbattimento e la costruzione di tre nuovi immobili. Lo stato ha già stanziato i soldi e ora è una questione di tempi burocratici per dare il via ai lavori. L’Aler sta preparando il bando. Credo che i primi dell’anno prossimo dovrebbero partire i lavori di costruzione di 40 appartamenti. Dopo di che si spostano gli occupanti del “Cubo” e verrà demolito l’edificio.
Cristina Mariani