Monza – «Io e Penati? Ci siamo divisi per motivi politici». Non le questioni di soldi legate all’affare Serravalle, come ipotizzato dai magistrati di Monza nell’ambito dell’inchiesta sul sistema Sesto, ma la politica, secondo Giordano Vimercati, alla base dei dissidi e della rottura dei suoi rapporti con Filippo Penati, di cui è stato capo di gabinetto alla provincia di Milano dal 2004 al 2009.
Vimercati, 62 anni, accusato di concussione, corruzione e violazione della legge sul finanziamento illecito ai partiti, ha respinto tutte le accuse nelle cinque ore di interrogatorio davanti al sostituto procuratore Walter Mapelli. Gli inquirenti lo accusano di essere stato l’«intermediario» fra gli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, e il «pubblico ufficiale» Penati: un collettore di tangenti, che Vimercati, tra il 1994 ed il 2003, avrebbe incassato per conto del gruppo dirigente di Sesto San Giovanni, comune alle porte di Milano, rappresentato tra gli altri da Penati (sindaco dell’allora Pds), e dal segretario generale Antonino Princiotta.
I pm, però, gli attribuiscono anche la partecipazione all’affare Serravalle, l’acquisto delle azioni della società autostradale con fondi della provincia di Milano (prima della creazione di quella di Monza) dietro al quale sarebbero girate mazzette a Penati. «Sono sempre stato sereno, non ho nessun tipo di problema», ha detto Vimercati ai cronisti assiepati di fronte alla procura di viale Romagna.
Federico Berni