Monza – Concesse solo le attenuanti generiche a Daniele Pullano condannato in primo grado a 25 anni di reclusione per l’omicidio di Rita Bestetti, nel 2010. Mercoledì pomeriggio, a Milano, i giudici della corte d’appello hanno pronunciato una nuova sentenza di condanna, molto simile alla vecchia. Ventidue anni e dieci mesi.
Uno «sconto» di pena attraverso le attenuanti generiche per la giovane età del Pullano, 21 anni, che durante il processo, si è alzato per una brevissima dichiarazione: «Non sono un assassino». Soddisfazione per la sentenza da parte delle parti civili, tra le quali i figli della sessantenne uccisa con colpi alla testa sferrati con un ferro da stiro dopo essere stata ferita con un coltello alla gola.
Pullano ha sempre dichiarato che quel 6 giugno quando era entrato in casa della donna lei era già morta. Ma ad incastrarlo c’era innanzitutto l’impronta di sangue lasciata sul luogo del delitto, poi una traccia di dna sulla lama del coltello, e le incongruenze sulle varie versioni rilasciate agli inquirenti nel corso delle indagini. Il ragazzo, all’epoca dei fatti, spacciava hashish al minore dei tre figli della vittima. Secondo l’accusa, proprio per evitare una denuncia da parte della donna, a cui quel ragazzo non era mai andato a genio, Pullano l’avrebbe uccisa. L’avvocato del giovane di Cantalupo, Franz Sarno, aveva chiesto il rito abbreviato che non era stato accolto in primo grado.