Monza, tutte le lingue di BabylonNuova collettiva alla galleria Cart

Sette autori giovani per la mostra aperta alla galleria di via Sirtori. Fotografia, installazioni, pittura e altro. Compresa una performance che ha coinvolto i galleristi Viganò e Ninotta. Aperta fino a giugno.
Monza, tutte le lingue di BabylonNuova collettiva alla galleria Cart

Monza – Che lingua parla l’arte di chi è nato negli anni Ottanta? Una Babilonia. O meglio: Baylon, il titolo della collettiva aperta sabato scorsa alla galleria Cart (via Sirtorti 7, www.galleriacart.com) per raccontare i linguaggi espressivi di sette artisti nati tra il 1983 e il 1990. Sono Matteo Antonini, pavese, e Chen Gong, nato a Shanghai e attivo a Milano, oppure i monzesi Jesse Perret e Stefano Spera, Carlo Spiga (Cagliari) e Giorgia Vian (Genova) e infine la sarda Eleonora Di Marino. Proprio l’artista di Carbonia ha coinvolto i due galleristi di Cart in una performance, o forse meglio in un’installazione, che ha trasformato i titolari di Cart in opere viventi. Un video lo testimonierà e sarà una delle grammatiche di Babylon, così come lo sono le fotografie stratificate e futuriste di Vian, l’ironia di Gong che dipinge lungo cinque metri il paradosso surrealista dell’autore cinese (la scritta in inchiostro di china su tela “Painted by chinese”) o la vita dei ritagli stratificati di Carlo Spiga (“They live”).

L’obiettivo è d’altra parte una mostra che «testimonia e documenta le diverse tecniche della più recente produzione artistica: fotografie al computer, pittura, video, suono e installazioni » scrive Giorgio Viganò, curatore e contitolare della galleria con Calogero Ninotta, che sottolinea come il gruppo di autori sia composto nella sua eterogenità da artisti alla prima esperienza con una galleria privata e da altri che possono contare già su un curriculum nazionale. «Un mix di espressioni frutto di una generazione che si è appropriata fin da subito delle tecnologie (i nativi digitali, direbbe qualcuno, ndr) e che trova quindi normale una comunicazione che è diversa: una Babilonia nei linguaggi che rispecchia la società, composita nella mescolanza della varie razze e lingue nazionali, che ormai si contaminano e mutano, attraverso l’utilizzo delle più avanzate tecnologia ».

Quel titolo, Babylon, parla di linguaggi e di età anagrafica, “baby”, bambini dal punto di vista dell’età artistica, «giovani e quindi tavolta inesperti, che procedono per tentativi, per ricerche ed esperimenti». Un quadro acerbo che, per Viganò, è moltiplicatore di temi: l’affermazione dell’identità territoriale, la presa di coscienza politica e civile, lo sfruttamento del potenziale dei nuovi mezzi per alterare la realtà, il ricorso alla sfera onirica, al disallineamento tra realtà e rappresentazione. «Una ricognizione e una proposta ovviamente parziali: soprattutto una vetrina e una possibilità espositiva per i protagonisti, che rientra nella mission della galleria: l’attenzione ai nuovi linguaggi ». Fino al 6 giugno: da martedì a sabato dalle 15 alle 19.30.
Massimiliano Rossin