Monza – Il Serrone della Villa reale è un parallelepipedo lungo e regolare, la scansione di una serra, appunto – tre pareti bianche e una facciata ritmicamente cadenzata da finestre affacciate sul roseto. La regolarità neoclassica trasformata in equilibrio stabile e immobile. Serviva una frattura che parlasse una lingua comune. Una koinè capace di deviare la fissità geometrica di una scatola settecentesca. Koinè è il nome del gruppo di artisti che ha raccolto la sfida dell’assessorato alla cultura di Monza e ha trasformato il Serrone parlando la lingua – comune – delle forme dell’arte contemporanea.
La mostra si chiama “Forma mentis – equilibri sbilanciati” e il nome è la sintesi programmatica scelta dagli undici artisti presenti per interpretare e rileggere i volumi dell’ala espositiva della Villa reale. «Ci capita raramente di confrontarci con spazi istituzionali e allora ci occorreva una chiave valida per tutti – spiega Michele Salmi, uno degli artisti presenti, autore dell’unica videoinstallazione – L’abbiamo trovato nel tema comune di un equilibrio sbilanciato, capace di rompere la geometria abituale, ovvero forma mentis». Undici artisti per altrettante scelte di ricerca indipendente ma in grado – per espressa intenzione del gruppo – di dialogare l’una con l’altra. I frammenti di legno che racchiudono un profilo umano e sembrano un esoscheletro molecolare come la stadera da pesca che raccoglie foglie e non sembra sentirne il peso. E poi quel tronco spezzato da un fulmine appeso come un quarto di manzo che apre immediatamente la memoria di Rembrandt e di Soutine: la natura nel suo disfacimento – dove non la carne, le piante. «Ci unisce una modalità di lavoro che diventa elemento fondante del fare arte – ha aggiunto Enzo Biffi presentando il gruppo Koinè, che nel 2011 ha già esposto sia a Lissone sia a Forte di Gavi – Ci confrontiamo settimanalmente, discutiamo, troviamo uno degli atti più poetici nel momento dei sopralluoghi per le esposizioni. Condividiamo il tentativo di creare proprio questo, momenti poetici, uno spazio che spinga a fermarsi». Nessun artista di professione – o meglio nessuno che viva esclusivamente della propria arte, con la dichiarata volontà di sottrarsi alle logiche di mercato. A Monza con Biffi e Salmi ci saranno anche Daniele Arosio, Ermenegildo Brambilla, Marco Gaviraghi Calloni, Laura Cazzaniga, Mariangelo Cazzaniga, Dario Cogliati, Piero Macchini, Giacomo Nicola Manenti e Antonello Sala. «Siamo di fronte a un gruppo di artisti consapevoli del dato artistico ma che non scelgono la strada della provocazione fine a se stessa, che è un elemento ricorrente del fare arte contemporaneo. I loro lavori sono pieni di traslati, di riferimenti al retaggio artistico storico e forti dell’utilizzo della materia», ha aggiunto Dario Porta, conservatore dei musei civici, che ha voluto “Forma mentis” insieme a Sarah Mongelli, responsabile dell’ufficio mostre.
Il Serrone torna chiusa l’estate a presentare arte contemporanea dopo il successo dell’ultima Biennale giovani, che ha registrato il record assoluto di presenze con oltre 10mila visitatori. «Ed è una scommessa, sia sulla volontà di proporre nuovamente autori contemporanei sia nel tentativo di valorizzare realtà locali», osserva l’assessore alla cultura Alfonso Di Lio, in riferimento alla provenienza in larga parte territoriale degli artisti del gruppo Koinè. Una delle due strade che intende percorrere il Comune, parallelamente: la sottolineatura della produzione artistica contemporanea vicina per provenienza e la più classica valorizzazione del patrimonio storico delle raccolte civiche, come accaduto giusto un anno fa con “Sacro e profano”. Dopo l’inaugurazione di sabato 24 settembre, la mostra sarà aperta fino al 20 novembre (da martedì a venerdì 15-18, sabato, domenica e festivi 10-18). L’ingresso è libero.
Massimiliano Rossin