Monza – Sono state 67 le opere d’arte recuperate dai carabinieri, per un valore di oltre mezzo milione di euro, quadri e statue che erano state rubate negli ultimi 20 anni e che nei prossimi giorni verranno consegnate ai legittimi proprietari, privati e chiese. Alcuni furti risalgono anche all’inizio degli anni Novanta, come quello di tre splendide statue lignee trafugate dalla chiesa di San Giacomo a Bellagio il 12 giugno del 1992, ed erano stati messi a segno soprattutto nella nostra provincia e in quelle di Lecco e Bergamo: un’operazione che ha portato all’arresto per usura di un uomo di Laglio (la moglie e i due figli sono stati denunciati per gli stessi reati) e alla denuncia per ricettazione di altri quattro comaschi (fra loro un prete, l’ex parroco di Sala Comacina, la cui posizione nell’indagine appare comunque marginale).
I dettagli dell’operazione “Lario” sono stati illustrati ieri mattina in Villa Reale dal comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale di Monza, capitano Andrea Ilari, e dal comandante della compagnia di Como, maggiore Donato Di Gioia. Le indagini erano partite nel marzo del 2010 quando i carabinieri di Pognana Lario avevano iniziato a investigare su un furto di oggetti sacri avvenuto in una chiesa. La vicenda si poi intrecciata con un’altra operazione, legata al contrasto dell’usura, e la svolta si era registrata nel novembre del 2010 con la perquisizione nella casa di Gabrio Panfili, 65 anni, di Laglio: i militari si sono ritrovati di fronte a una sorta di museo, dipinti e statue, che erano risultati il frutto di furti in villa anche molto datati. L’inchiesta ha quindi portato al coinvolgimento dei carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale che, con un lavoro certosino, hanno iniziato il lavoro di catalogazione di tutte le opere d’arte rinvenute.
Oltre alla perquisizione nella casa di Laglio, gli inquirenti hanno trovato oggetti d’arte anche nell’abitazione di Nizza di Panfili: tutto il materiale stato sequestrato e nei prossimi giorni verr riconsegnato ai proprietari. Il primo ramo dell’inchiesta, quello per usura e abusiva attivit finanziaria, si quindi concluso con l’arresto di Gabrio Panfili e la denuncia della moglie e dei suoi due figli per gli stessi reati. Sono stati accertati prestiti a tassi usurari fino al 50%, secondo i militari gli indagati esigevano a garanzia non solo cambiali ma anche propriet mobiliari e immobiliari dei debitori, di cui riuscivano in seguito spesso a impossessarsi.
Le indagini, coordinate dal pm comasco Vittorio Nalesso, sono invece proseguite per quanto riguardato la ricettazione delle opere d’arte: alla fine sono stati denunciati per questo reato lo stesso Gabrio Panfili, Francesco Catanzariti, 63 anni di Lurago d’Erba, Paolo Barrasso, 50 anni di Como, Giordano Riva, 64 anni di Canzo e anche un religioso, Ivano Signorelli, 43 anni, di Solbiate, ex parroco di Sala Comacina. La posizione di quest’ultimo considerata marginale, a lui viene ricondotta la provenienza di un quadro risultato rubato e che i carabinieri hanno ritrovato da un restauratore. Ho acquistato quel quadro, che raffigurava la crocifissione, per 600 euro a una fiera pubblica dell’antiquariato a Como nel 2009 – ha precisato ieri telefonicamente don Ivano Signorelli -. Come ho gi spiegato ai carabinieri, sono in buona fede al punto che poi ho consegnato il quadro a un restauratore affinch lo sistemasse ed da lui che i militari hanno scoperto che si trattava di un dipinto rubato. Sono tranquillo, ho anche una ricevuta da esibire che testimonia l’acquisto: non potevo sapere che fosse rubato.
Gli altri denunciati sono invece considerati i mediatori o comunque coinvolti nei vari colpi ai danni di privati o di chiese in Lombardia. Secondo i carabinieri, ai potenziali clienti venivano prima mostrate fotografie delle varie opere e, solo una volta che veniva pattuito un prezzo, veniva consegnato loro il quadro o la statua. Nel lungo elenco di opere d’arte trafugate e ritrovate nelle perquisizioni a casa di Panfili o di alcuni degli indagati, sono stati recuperati in totale 67 pezzi, 31 dei quali reperti archeologici (vasi policromi, oggetti e armi della “Magna Grecia”) trafugati in Puglia.
Guglielmo De Vita