Monza – È stata una cerimonia sobria e, al tempo stesso, commovente quella per la Festa della Repubblica organizzata oggi in Villa Reale dal prefetto Renato Saccone. Sobria nel tono dei discorsi, commovente al momento della consegna della medaglia d’onore ai militari internati nei lager nazisti dopo l’8 settembre 1943.
A distanza di sessantasei anni dalla loro liberazione hanno ricevuto il riconoscimento Fernando Nava di Agrate, detenuto in Germania e il limbiatese Giovanni Toffoli, prigioniero in Austria. Le stesse onorificenze alla memoria sono state consegnate ai parenti del monzese Carlo Barna, di Cornelio Elia Bonato di Renate, di Giuseppe Carlo Corbetta di Besana, di Ugo Elli di Giussano e di Francesco Pitti di Nova Milanese. Il prefetto ha consegnato il diploma di Cavaliere della Repubblica al besanese Antonio Follador, al giussanese Carmine Grisi e ad Ambrogio Roberto Monguzzi di Desio.
Alla Festa ha partecipato anche Luigi Rovati, nominato ieri Cavaliere del lavoro dal Presidente della Repubblica. «Condivido – ha affermato – questo riconoscimento con gli altri imprenditori brianzoli che lo meritano quanto me. Ho portato la scienza italiana nel mondo e ho creato un’azienda presente in 85 Paesi. Ai convegni a cui ho partecipato ho sempre preteso che ci fosse la nostra bandiera».
Saccone, richiamando il messaggio del capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha ricordato che «tanto più forte e radicato è il sentimento nazionale tanto più ampie potranno dispiegarsi quelle libertà locali che hanno reso grande il nostro Paese». Ad ascoltarlo c’erano il presidente della Provincia Dario Allevi, molti sindaci brianzoli con la fascia tricolore, i rappresentanti delle forze dell’ordine, delle associazioni di categoria e dei sindacati.
«È stata un’occasione importante – ha dichiarato al termine il prefetto, in carica ufficialmente da un paio di mesi – per me è stata un po’ come la Prima alla Scala. Abbiamo richiamato l’importanza della coesione nazionale e tra le istituzioni perché più il Paese è unito, più i territori possono sentirsi liberi di determinare il loro futuro».
Monica Bonalumi