Monza, ecco le ”Vite d’autore”La prima è di Fabrizio De Andrè

Un passo a tre nelle “Vite d'autore, tra musica e parole”. Significa, niente meno, che Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber e Johnny Cash, i cantautori cui il teatro Villoresi nell'arco di sei settimane tributerà tre spettacoli. Il primo è per De Andrè, domenica 7 ottobre alle 17.30.
Monza, ecco le ”Vite d’autore”La prima è di Fabrizio De Andrè

Monza – Un passo a tre nelle “Vite d’autore, tra musica e parole”. Significa, niente meno, che Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber e Johnny Cash, i cantautori cui il teatro Villoresi nell’arco di sei settimane tributerà tre spettacoli omaggio per ripercorrere i testi, e le note, di tre protagonisti della musica italiana e internazionale. Con un valore aggiunto: si tratta di tre domeniche (7 e 21 ottobre, 11 novembre), che significano tempo libero, e di tre spettacoli in programma sempre alle 17.30 (che significa orari liberi). E sempre a 10 euro.

L’esordio è stato affidato a De Andrè e al gruppo teatrale Balrog, che portano in scena domenica pomeriggio, “Faber – Non un afaccia adatta alle mie canzoni”, con Gaetano Ievolella, Guglielmo Nigro e Stefano Chiodini, che hanno «ripreso le sue canzoni, scegliendo fra le più e le meno note, riducendole al cuore nudo di parole e melodia, dando spazio all’improvvisazione e alle possibilità offerte da ogni nuova esecuzione, da ogni nuovo incontro, lasciando così che la potenza del canto e la chiarezza delle parole emergessero per quello che sono: il grido costante di un uomo che, per la vita, ha cercato con forza il proprio riscatto nel dare attraverso le sue canzoni a ogni uomo la dignità perduta».

E allora musica e anche pensieri, appunti, per tracciare un ritratto non solo concertistico del cantautore genovese scomparso nel gennaio del 1999. Senza aspettarsi un paio d’ore da cover band, avvertono i Balrog: «Abbiamo preferito non assecondare i desideri del nostro pubblico, servendogli quel che si sarebbe aspettato, ma conquistarlo, passo dopo passo, con le armi dello stupore, colpendolo al cuore. Abbiamo cercato di ricostruire il volto meno noto di Faber, quello più intimo e personale. Immuni alle accuse di presunzione, perché le fotografie, si sa, rendono solo due dimensioni e per di più da un unico punto di vista, speriamo solo che lui ci perdoni la nostra poca discrezione».

Indiscreto – anzi, diremo meglio sfacciato, sarebbe stato Giorgio Gaber di fronte a qualsiasi idea ricevuta, d’altra parte: e proprio a lui, all’inventore (forse) del teatro canzone, sarà dedicato il secondo spettacolo, in programma il 21 ottobre: è “È stato (libero) il signor G.”, ovvero l’italiano, la politica e lo Stato secondo il cantautore milanese, che sarà portato in scena dalla compagnia Art.ò, ovvero Vincenzo Valenti, Lorenzo Orlandini e Bati Bertolio che «attraverso un’accurata ricerca e selezione di prose e di canzoni – così si raccontano – ricostruiscono un quadro dell’italiano e della politica italiana dagli anni ’70 ad oggi. Con rispetto e delicatezza artistica, ricostruiamo un mosaico di storia secondo Gaber. Lo spettacolo è un tributo all’artista e un ringraziamento per averci lasciato in eredità un pensiero, uno stimolo, un’occasione per continuare a riflettere e trovare la spinta per migliorare la propria esistenza, il proprio contributo a questa ormai confusa e annebbiata entità chiamata Stato».

Terzo e ultimo appuntamento sarà l’11 novembre, con “Johnny Cash, una vita sul filo”, protagonista la compagnia “Impara l’arte” di Bruno Montrasio. Ma ci sarà tempo per parlarne. Intanto domenica, ricordando che, ogni fine concerto, ci sarà tempo per un aperitivo in teatro.