Seregno – Un’importante operazione contro la criminalità organizzata, in questo caso Cosa Nostra, è stata condotta a termine nei giorni scorsi dai Carabinieri del nucleo operativo di Agrigento, che su input della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno sequestrato immobili per un ammontare complessivo di 1 milione 400mila euro. La novità, maturata nell’ambito dell’operazione denominata «Ghost», ha interessato anche il territorio della Brianza, dove sono stati sottoposti al provvedimento giudiziario cinque unità: due si trovano in via Arno 7 a Cesano Maderno, le altre tre in via Settembrini a Seregno.
Tutte sono state considerate riconducibili a Salvatore Vladimiro Gueli, titolare tra l’altro della Hermes Costruzioni di Campobello di Licata, che sta scontando a Palermo una pena detentiva pari a sette anni e sei mesi, inflittagli per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione. L’uomo, quarantatreenne, è figlio di Calogero Gueli, già sindaco di Campobello di Licata e deputato del Partito Comunista Italiano, recentemente scomparso: il politico era stato a sua volta coinvolto nell’indagine, prima di essere prosciolto. I beni oggetto di attenzione, secondo il Tribunale di Agrigento, costituiscono il frutto di azioni illecite: gli stessi erano nella diretta disponibilità di Gueli ed il loro valore è stato ritenuto assolutamente sproporzionato rispetto alla sua attività professionale.
Ora l’attesa è per il completamento dell’iter, che potrebbe sfociare nella confisca delle proprietà, oggi controllate da un amministratore giudiziario, e nella loro successiva destinazione ad un utilizzo sociale. L’accaduto riporta sotto la lente d’ingrandimento la concretezza della penetrazione della criminalità organizzata in Brianza, già emersa in tutta la sua evidenza nell’estate di un anno fa, quando la ribalta delle cronache fu occupata dall’operazione «Infinito», culminata con i numerosi arresti di persone ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta. Qualche mese più tardi, alcuni immobili in possesso ai presunti affiliati furono sottoposti a sequestro (cinque nella sola Seregno): in più di un caso, però, il ricorso degli interessati ha portato all’annullamento del provvedimento.
P.Col.