Monza – Lui autista, lei una passeggera. Poche parole scambiate sull’autobus, e i due arrivano anche ad allacciare una breve relazione. Un rapporto finito nelle aule di tribunale, con il 36enne monzese, oggi agli arresti domiciliari, a processo con l’accusa di atti persecutori nei confronti di una 42enne di Vedano al Lambro, impiegata come commessa in un negozio del centro.
L’uomo è accusato persino di aver utilizzato l’autobus di linea che guidava per lavoro, allo scopo di avvicinarsi alla donna e alla figlia di lei. Questo «ben al di fuori dell’orario di servizio», e nonostante l’ordine del tribunale di stare ad una distanza dalle due di almeno 500 metri.
Eppure, quello che per la donna si è trasformato, stando a quanto riferisce nelle sue denunce, in una «vita da incubo», è cominciato in modo banale. Quattro chiacchiere sull’autobus, condotto dall’attuale imputato di stalking (finito a processo davanti al giudice Patrizia Gallucci). Mezzo su cui la donna, madre di una figlia minorenne nata da un precedente matrimonio, si trovava per andare a lavorare.
Secondo quanto riferisce la parte offesa, l’autista si era mostrato, sin da quel primo episodio dell’ottobre di tre anni fa, molto ben disposto verso quella passeggera, che aveva invitato più volte a bere un caffè. Insomma, ha cominciato a corteggiarla apertamente. Avances alle quali la vedanese avrebbe opposto comunque un rifiuto, salvo poi, in un «momento di debolezza dovuto a motivi personali», stringere una breve relazione, poi però troncata in breve tempo.
E’ a quel punto che l’autista di autobus si sarebbe trasformato, secondo le accuse, in uno stalker ossessionato da quella donna di qualche anno più grande di lui. Sempre stando a quanto viene contestato al monzese, sarebbero cominciate una serie di telefonate, minacce, molestie, pedinamenti, «tali da indurre la parte offesa in un perdurante stato d’ansia e da costringerla a cambiare numero di telefono e abitudini di vita».
In un episodio, ci sarebbero state addirittura delle minacce. In un altro, l’uomo avrebbe contattato anche l’ex marito della donna, e si sarebbe creato un falso profilo Facebook solo per poter dialogare con lei. In altre occasioni, sarebbe addirittura passato con l’autobus fuori dalla scuola frequentata dalla figlia. L’uomo è stato anche agli arresti domiciliari, condizione in cui si trova anche oggi, secondo quanto riferisce il suo legale.
La difesa punta a dimostrare la falsità di parte delle accuse, e sostiene che le altre condotte non rientrano nella fattispecie di stalking, che invece viene contestata all’imputato.
Federico Berni