Monza – Quello che le immagini non rendono è il fetore che si leva dal letto del fiume Lambro, nel tratto che scorre nel cuore di Monza, tra il Mulino Colombo, alle spalle del tribunale e la torretta viscontea dopo Spalto Isolino. Il gran caldo dei giorni scorsi e lo stato di degrado e inquinamento in cui versa il fiume monzese avevano scatenato fastidiosi miasmi lungo le vie del centro storico. L’abbassamento delle temperature di questi giorni ha poi ridimensionato il problema dell’odore, rendendo l’aria intorno al corso d’acqua più respirabile.
Il cammino – Quello che però non è cambiato è lo stato di degrado e abbandono in cui versa il letto del fiume. Basta camminare lungo le sponde del fiume, in secca in queste settimane, per accorgersi di uno spettacolo deprimente, al quale però sembra che i monzesi si siano ormai rassegnati, abituati a convivere con un fiume irrimediabilmente inquinato, trattato come una discarica dagli stessi cittadini. Abbiamo scelto di “raccontare” con le parole e ancora più con le immagini le condizioni del “grande malato” visto da dentro, camminando lungo il letto del fiume e sotto i ponti, da quello di San Gerardino al ponte dei leoni fino all’ultimo, il ponte di Spalto Isolino, prima del passaggio del corso da’acqua sotto la torretta viscontea.
Spettacolo desolante – Lo spettacolo che ci si è parato davanti è desolante. Il letto del fiume è davvero una discarica a cielo aperto da cui affiorano lattine, bicchieri di plastica, bottiglie, cocci di vetro, sacchetti usati, un ciuccio di un bambino e poi stracci, un mazzo di chiavi, i resti di un pranzo consumato per metà e poi gettato, senza troppi problemi, proprio nell’acqua e un bancale rovesciato nell’acqua, di quelli usati probabilmente il giorno prima dagli ambulanti del mercato. La gran parte dei rifiuti si trovano in concomitanza con i locali e i ristoranti che si affacciano sulla riva del Lambro. Sotto il ponte di San Gerardino, sotto la ringhiera del circolino di piazza Anita Garibaldi e poi ancora lungo la passerella del mercato fino alla discesa dove in occasione della festa di sant’Antonio viene allestito il falò sull’acqua: qui si concentrano la gran parte dei bicchieri di plastica, piatti e tovaglioli sporchi. Gli unici che sembrano godere di un simile scempio sono i piccioni e le anatre, che volentieri banchettano con gli avanzi di cibo, costretti però anche loro a camminare tra la spazzatura abbandonata dall’uomo.
Le sponde – Un discorso a parte lo meritano le condizioni in cui versano le sponde del fiume, ammalorate in più punti, danneggiate dall’usura e solcate da profonde crepe. Anche questo dà il senso dello stato di abbandono in cui versa il Lambro, ridotto in alcuni tratti a un triste cumulo di macerie e a ignobile cestino dei rifiuti.
Sarah Valtolina