Il Giorno della memoria a MonzaAll’arengario il treno dell’orrore

Il viaggio verso la morte di milioni di deportati si è compiuto su un treno. Uno di quei vagoni, testimone muto e drammatico dell'orrore, sarà a Monza, e farà da sfondo alla mostra fotografica “Vagone della memoria”, che rimarrà allestita in piazza Roma dal 26 al 30 gennaio.
Il Giorno della memoria a MonzaAll’arengario il treno dell’orrore

Monza – «Ero stato catturato dalla milizia fascista il 13 dicembre 1943. Avevo ventiquattro anni, poco senno, nessuna esperienza (…). Come ebreo, venni inviato a Fossoli, presso Modena, dove un vasto campo di internamento, già destinato ai prigionieri di guerra inglesi e americani, andava raccogliendo gli appartenenti alle numerose categorie di persone non gradite al neonato governo fascista repubblicano».
Inizia così la discesa all’inferno di Primo Levi. Il primo capitolo del suo “Se questo è un uomo” lo intitola “Il viaggio”, ma nulla viene detto, nelle righe iniziali, di quel tragitto carico di angoscia e paura che portò lungo le rotaie della ferrovia milioni di esseri umani verso i campi di sterminio nazisti.

Sui quei vagoni finì la vita di migliaia di persone, vagoni sigillati, che hanno rinchiuso speranze e sogni di intere generazioni di deportati. Uno di questi vagoni, testimone muto e drammatico di quell’orrore, sarà a Monza, e farà da sfondo alla mostra fotografica “Vagone della memoria”, che rimarrà allestita in piazza Roma dal 26 al 30 gennaio (aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18, ingresso gratuito).
Sabato 26, alle 11, ci sarà l’inaugurazione della mostra, alla presenza di Raffaele Mantegazza, docente all’Università degli studi di Milano Bicocca. Un progetto promosso dalla sezione di Monza e Sesto San Giovanni dell’Associazione nazionale ex deportati, insieme all’Anpi di Monza, il Dopolavoro ferroviario di Milano, Aec Lombardia e il centro sociale Foa Boccaccio, con il patrocinio del Comune di Monza. Alle 10, alla stazione ferroviaria di via Arosio, il sindaco Roberto Scanagatti ha in programma di aprire la cerimonia commemorativa sotto la targa in memoria dei deportati monzesi.

«Siamo orgogliosi ed emozionati per l’inaugurazione di questa mostra – spiega Patrizia Zocchio, vicepresidente provinciale dell’Anpi – è la prima volta che uno di questi vagoni vengono portati a Monza ed è importante che in tanti lo vengano a vedere, soprattutto tra i più giovani ». E proprio ai ragazzi delle scuole è dedicato l’evento speciale organizzato all’interno della mostra. Il 28 gennaio, alle 10.30, proprio negli spazi intorno al vagone, sotto gli archi dell’arengario, parlerà Venanzio Gibillini, ex deportato, sopravvissuto ai campi di Flossenburg e Dachau.

Il vagone, risalente agli inizi del secolo scorso, arriva dalla Stazione centrale di Milano, dove è custodito insieme ai ricordi «di un’umanità dolente, composta di cittadini italiani di religione ebraica di ogni età e condizione sociale, che venne caricata tra urla, percosse e latrati di cani su vagoni bestiame», come si legge sul sito binario21.org. Da quel tronco ferroviario della stazione di Milano partirono infatti i vagoni diretti ad Auschwitz. Da lì partì anche Primo Levi.
Ora il viaggio, quello della memoria, è a ritroso e proprio da Milano, dove l’orrore aveva inizio, arriva un vagone carico di storie e volti, inghiottiti dalle lamiere sigillate di un treno.
Sarah Valtolina