I sapori della BrianzaLa tavola riscoperta

I sapori della BrianzaLa tavola riscoperta

Monza – Riscoprire la Brianza. Fino in fondo. A chilometri zero. È il traguardo di "Colori e sapori di Monza e Brianza", la rassegna enogastronomica che da sabato tornerà a occupare le tavole di diciotto ristoranti del territorio. Con un obiettivo: rilanciare prima di tutto se stessa, dopo anni di digestione forse troppo farraginosa. L’iniziativa riparte dalla Brianza e soprattutto da Monza: i ristoratori che hanno deciso di aderire sono in larga parte dell’ormai prossima Provincia e hanno una quota monsciasca di tutto rilievo.

Un po’ per rispondere all’appello del Club del buongustaio, ancora promotore con la Pro Monza della manifestazione arrivata all’undicesima edizione, un po’ per ingrassare una connotazione territoriale piuttosto spenta. Tutto nonostante non si tratti di neoprovincia tout court, ma di «Grande Brianza – sottolinea Francesco De Giacomi, presidente della Pro Monza – come la intendeva Dossena». E allora un po’ di Lecco, un po’ di Como, ma senza esagerare: l’epicentro della scossa al buongusto voluta da "Colori e sapori" è a Monza.

Il canovaccio dei menù l’ha disegnato Slowfood, per la prima volta coinvolto nel progetto, e parla di chilometri zero. «Che in Brianza nei decenni scorsi si mangiasse bene non è una tesi campata in aria – racconta Agostino Cellini, responsabile della condotta locale del movimento – ma un fatto documentato da molti resoconti d’epoca. Nel tempo però l’accantonamento della cultura contadina ha portato a un inevitabile depauperamento del serbatoio gastronomico brianzolo». E allora la strada – breve – è quella della ricerca di quanto sopravvive della produzione e dei produttori territoriali, con le loro ricette, fino a invitare i ristoratori a «valorizzare la cucina tradizionale, a usare materia prima reperita nell’arco di pochi chilometri, trenta circa, e in conseguenza di questo limite a utilizzare prodotti di stagione».

E allora un po’ di filologia del palato. Che a Monza significa riso vialone ai gamberi di fiume, messo in carta dal Profondo rosso, oppure polpette di verza con patate al rosmarino al Noble. Ancora: pan giald moijaa all’Arco del re e laciada al rosmarino e lardo al Via del borgo, ma anche patate in burnis con buroela a La Costa e risotto alla luganiga all’Agorà.

La manifestazione prosegue fino al 21 marzo, nei ristoranti che hanno aderito all’iniziativa. i menù previsti andranno dall’antipasto al dolce, vini inclusi, a prezzi calmierati, ma solo nei giorni stabiliti dai ristoranti stessi (info al numero 039.323.222 e sui siti web dei promotori). Una sola cortesia: prenotare, è necessario.

Massimiliano Rossin