Giussano, i legali di Cristelloin Appello per uno sconto di pena

Giussano, i legali di Cristelloin Appello per uno sconto di pena

Giussano – Ricorso in appello per cercare un’ulteriore riduzione della condanna a 8 anni e 4 mesi decisa dal Gup di Como Luciano Storaci. L’hanno presentata i legali della quarantaduenne giussanese Graziella Cristello, che nel febbraio del 2008 ha ucciso in un parcheggio di Mariano Comense l’ex marito Roberto Mariani con diversi colpi di pistola. La donna ha già avuto uno sconto forte per diverse attenuanti, tra cui la provocazione.

Le motivazioni della sentenza – Graziella Cristello ha ucciso l’ex marito Roberto Marian, soprattutto «per l’atteggiamento arrogante ed ingiurioso di questi, sentito anche come non più tollerabile ostacolo alla propria esistenza e a quella del figlio». Così scrive nella motivazione della sentenza, resa nota nelle scorse ore, il giudice dell’udienza preliminare che il 13 gennaio scorso ha condannato, con rito abbreviato, la donna. Graziella Cristello, residente con il figlio Michael in città, difesa in aula dagli avvocati Vincenzo Torti di Giussano e Vito Zotti di Leccco, dovrà scontare complessivamente 9 anni di reclusione. Il gup Storaci, nell’infliggere 8 anni e 4 mesi per omicidio volontario e 8 mesi per il porto abusivo dell’arma, ha messo sulla bilancia la gravità del fatto e le varie – e numerose – attenuanti. Il giudice ha comunque sottolineato che, sparando ripetutamente anche quando Mariani era a terra, indifeso e già gravemente ferito, Graziella Cristello ha dimostrato «un’ingiustificata e ingiustificabile volontà omicida, posto che l’imputata, per evitare che Mariani estraesse un’arma dalla giacca, avrebbe benissimo potuto sparare in alto, o comunque un solo colpo diretto, al più, ai piedi dell’antagonista». In un altro passaggio, Storaci spiega come non si poteva trattare nemmeno di legittima difesa, o di legittima difesa putativa oppure di eccesso colposo di legittima difesa. Secondo il giudice, Graziella Cristello sapeva di uccidere.

Le attenuanti – Ma sull’altro piatto della bilancia ha messo le attenuanti. Ci sono l’esasperazione, la rabbia, la demoralizzazione. I timori per il figlio. E questo, Storaci, lo evidenzia in vari passaggi della sentenza. E un episodio, che ha preceduto di soli due giorni l’omicidio, è abbastanza chiarificatore. «I due – si legge – discussero della volontà della Cristello di investire il ricavato della vendita della casa coniugale nell’acquisto di un bar da dare in gestione al figlio Michael, progetto che Mariani, pur avendo promesso da tempo di non volersi intromettere, intendeva nella sostanza ostacolare». Per questo «il fatto risulta commesso nell’ambito di un intervento almeno in parte altruistico, volto a tutelare il figlio nella realizzazione delle proprie aspirazioni di vita». E poi si sottolinea «l’indole violenta e i comportamenti del Mariani nei lunghi anni della convivenza, proseguiti anche nel periodo successivo al termine della stessa». Senza contare che «lo stato di notevole alterazione del Mariani e la sua pluriennale dipendenza dalla cocaina sono confermati dagli esiti della consulenza autoptica».

Temeva per la sua vita
– Insomma, quel terribile 11 febbraio 2008, Graziella Cristello, temeva per la sua vita. Credeva che Roberto Mariani avesse comperato una pistola e così anche lei ne aveva una, che aveva portato con sé. Ma – spiega il gup Storari – non c’era premeditazione. Quando si sono trovati nel parcheggio, infatti, hanno iniziato a discutere. Poi Mariani ha fatto un movimento brusco, infilandosi una mano nella giacca. «In quel momento – ha spiegato la stessa Cristello – io ho estratto la pistola che avevo nella borsa, l’ho impugnata con la mano destra, mi sono aiutata con la sinistra e ho sparato un colpo, forse due, a una distanza minima. Mentre era a terra io ho sparato gli altri quattro colpi. Sono rimasta lì ancora un poco perché ho voluto ricordargli alcuni episodi della nostra vita insieme».
A.Cr.