Giussano: don Silvano Caccia, incidente l’ipotesi più probabile

Giussano: don Silvano Caccia, incidente l’ipotesi più probabile

Giussano – Certezze ancora non ve ne sono, ma si fa sempre più strada l’ipotesi che a causare la tragica fine di don Silvano Caccia, il parroco di Giussano arso vivo nell’abitacolo della sua Fiat Punto la sera di giovedì 19 marzo, sia stato un incidente. Da Palazzo di giustizia trapela che ci vorrebbe meno tempo del previso per disporre dei risultati degli accertamenti tecnici svolti sul veicolo, già pronti probabilmente nei prossimi giorni o subito dopo Pasqua. Inoltre il perito incaricato dal sostituto procuratore Alessandro Gentile, titolare del fascicolo d’inchiesta sulla fine del sacerdote, avrebbe chiesto ulteriori indicazioni rispetto ai dati tecnici e alla dotazione della Fiat Punto di don Silvano. Gli inquirenti non si sbilanciano, ma queste ultime considerazioni lascerebbero propendere per l’incidente. A fugare gli ulteriori dubbi saranno comunque i risultati della perizia tossicologica su tessuti prelevati dai resti del religioso in fase di autopsia, ufficialmente affidata dal pm venerdì scorso. Se non rileveranno tracce di sedativi, l’ipotesi dell’incidente potrebbe diventare certezza.

Malfunzionamento dell’impianto a Gpl – Insomma, un malfunzionamento dell’impianto a Gpl dell’auto potrebbe aver causato una fuga di mossido di carbonio – rinvenuto nei polmoni di don Caccia insieme a fuliggine, prova che era ancora vivo quando l’incendio è divampato – che potrebbe aver stordito il sacerdote. Quindi, il rogo, forse innscato da un corto circuito o un surriscaldamento del motore, nell’ipotesi che l’auto fosse in moto. Se così effettivamente fosse, a uccidere don Silvano sarebbe stata un’assurda sequela di cause concomitanti. Naturalmente, al momento si tratta di ipotesi. Ma le indicazioni degli ultimi giorni sembrerebbero convergere tutte in questa direzione.

Di ritorno dal Trentino – Come si ricorderà, don Silvano Caccia venne rinvenuto cadavere all’interno dell’abitacolo della sua Fiat Punto attorno alle 20.30 di giovedì 19 marzo: l’auto era parcheggiata in un posteggio in fase di costruzione nei pressi di un autogrill lungo l’autostrada A4, tra Caponago e Cavenago Brianza. Il sacerdote era di ritorno da Trento, dove si era recato per qualche giorno di riposo, preghiera e meditazione. Aveva lasciato in fretta e furia la Casa madre dei padri venturini probabilmente per recarsi a Solaro, a far visita all’amico parroco che aveva appena perso la madre. Secondo i familiari, il religioso era molto prudente alla guida e si fermava sempre se avvertiva stanchezza, un colpo di sonno imminente. Una "stanchezza" che, in questo caso, potrebbe essere stata causata dalla fuga di monossido di carbonio.