Giò Pomodoroalla stazione Fs

Da martedì 20 settembre la mostra dedicata all'opera monumentale Superficie in tensione, realizzata nel 1971 da Giò Pomodoro. È un nuovo appuntamento della serie ''Maestri della scultura'' organizzata dagli Amici dei musei. A cura di Alberto Crespi.
Giò Pomodoroalla stazione Fs

Monza – Un monoblocco in fibra di vetro alto quasi un metro, per dare voce alla materia, lasciando parlare le linee e le forme. È la grammatica usata da Giò Pomodoro nella monumentale “Superficie in tensione” del 1971, la protagonista della mostra che l’associazione culturale Amici dei musei allestirà nella Saletta reale della stazione, dal 20 settembre al 18 ottobre (vernice il 20 settembre alle 18. Aperta da martedì a sabato, dalle 15 alle 18 e su appuntamento. Ingresso libero).

Un omaggio allo scultore nato a Orciano di Pesaro, curato da Alberto Crespi, e che rientra all’interno del ciclo “Maestri della scultura”, promosso dall’associazione. «La scultura scelta per questo allestimento verrà posata in orizzontale e al centro della saletta, sollevata rispetto al pavimento, in modo da percepire agevolmente le mutazioni della luce sulla sua superficie riflettente, mossa come un mare, incurvata in costolature potenti, convessità e concavità », spiega Crespi raccontando l’opera. Un debutto per la scultura argentea di Pomodoro, che per la prima volta viene esposta a Monza, proveniente dal Museo Bodini di Gemonio, dove faceva temporaneamente parte della mostra “Totem, forma, simbolo”. Nato nella campagna marchigiana, vicino a Urbino, Pomodoro è considerato tra i massimi scultori del panorama internazionale. Inizia a collaborare da subito con il fratello Arnaldo, più grande di quattro anni, realizzando con lui alcuni gioielli. Alle gigantesche sfere e ai coni dorati proposti da Arnaldo, Giò contrappone i primi grandi rilievi in bronzo, riproducendo le superfici fluttuanti. Degli anni Settanta è il ciclo dedicato alle “Superfici in tensione”, «potentemente mosse come onde, realizzate in vari materiali, dal marmo al bronzo alla fibra di vetro di vari colori, con andamenti orizzontali estesi o verticali a parete, frontali o bifronti», continua il curatore della mostra nella Saletta reale, Alberto Crespi.

Le sculture di Giò Pomodoro sono presenti nelle maggiori collezioni pubbliche e private di tutto il mondo: da Washington a New York, da Città del Messico a Jedda in Arabia Saudita, e poi ancora a Bruxelles e alla Galleria d’arte moderna di Roma e di Torino e il Civico museo d’arte contemporanea di Milano La “Superficie in tensione” di Pomodoro è solo l’ultimo degli ospiti che hanno occupato la Saletta negli ultimi mesi, trasformata grazie alla passione e alla caparbietà degli Amici dei musei in un piccolo allestimento di lusso, uno scrigno temporaneo di tesori dell’arte. Le pareti affrescate dal Mosè Bianchi hanno visto nel tempo le opere monumentali di Nanni Valentini, Floriano Bodini, Francesco Somaini, Quinto Ghermandi, Alik Cavaliere, Giacomo Manzù e Augusto Perez, l’ultimo in ordine di tempo, con la “Meridiana”.
Sarah Valtolina