Monza – Due vittorie alla brianzolissima Coppa Agostoni sul traguardo di Lissone, due al Giro di Lombardia. Quattro successi tra metà anni ’60 e ’70 nel ricco palmares di Felice Gimondi, ciclista bergamasco che il 29 settembre compie 70 anni. Una bacheca che fatica a contenere le 143 vittorie in carriera tra cui – unico insieme al cannibale Eddie Merckx – (un) Tour de France, (una) Vuelta e (tre) Giri d’Italia tra le corse a tappe e Parigi-Roubaix, Milano-Sanremo, Giro di Lombardia e campionato del mondo per le classiche di un giorno.
Settant’anni, ma non è ancora il tempo per la pensione. E il motivo è solo la voglia di fare. «Quando mi dicono di andare in pensione, dico domani o dopodomani – ha detto in un’interista a Radio 24 – E poi riprendo a lavorare. Ho paura a fermarmi. E di come impiegare il tempo. Va bene l’orto, la passeggiata col cane, la famiglia, leggere il giornale come Dio comanda. Ma io non sono mai stato fermo in vita mia. E facendo così mi sono sempre trovato bene…”.
E il ciclismo? «Era più bello il mio ciclismo per tanti motivi. Il primo che c’erano tanti personaggi. Faccio dei nomi: Adorni, Motta, Bitossi, Taccone, Dancelli, Basso, Zilioli. E poi Anquetil, Ocana, Maertens. Merckx…. Eddy mi ha fatto morire. Quello era tremendo, uno che non mollava mai. Una bestia, un cannibale, sul serio. Non c’era verso di vederlo deconcentrato. Anche alla corsa del paese. Voleva sempre vincere. Un mostro. Però che campione…….non l’ho mai odiato. Certo mi faceva incavolare. Senza di lui avrei vinto molto di più… Però mi ha obbligato a fare i conti con me stesso».
Ma anche se il ciclismo di ieri era più bello, il ciclismo di oggi lo ha festeggiato come si deve facendo partire il Giro di Lombardia da Bergamo, la sua città natale. Un piccolo regalo per un grande campione.