Dopo Monza, protesta a MilanoIl pentito abbandonato sulla gru

E' tornato a protestare a suo modo. Ovvero salendo in alto (questa volta su una gru). Si tratta di Francesco Di Palo, il testimone di giustizia che accusa lo Stato di averlo lasciato solo. A novembre era salito sulla torre dell'Arengario a Monza. Questa volta ha scelto una gru di un cantiere di via Bistolfi a Milano.
Dopo Monza, protesta a MilanoIl pentito abbandonato sulla gru

Monza – E’ tornato a protestare a suo modo. Ovvero salendo in alto (questa volta su una gru). Si tratta di Francesco Di Palo, il testimone di giustizia che accusa lo Stato di averlo lasciato solo. A novembre era salito sulla torre dell’Arengario a Monza. Questa volta, invece, ha scelto come teatro della sua protesta una gru di un cantiere di via Bistolfi a Milano. L’uomo, 50 anni, è salito a 40 metri di altezza e ha chiesto di parlare con i carabinieri. Su un traliccio ha anche esposto uno striscione di protesta. Come detto, non è nuovo a questo tipo di proteste. A novembre, come detto, era salito sulla torre dell’Arengario interessata da alcuni lavori di restauro. Cappio avvolto al collo, corda legata ad un tubo della struttura metallica, megafono in mano, aveva cominciato adgridare e ad attirare l’attenzione dei passanti.

Francesco Di Palo è un ex imprenditore di Altamura, in provincia di Bari, 51 anni e tre figli. Conduceva un’azienda di vasche idromassaggio. Aveva cominciato a denunciare i propri estorsori nel decennio passato. Nel 2008, a dicembre, era sparito da casa volontariamente, un mese prima aveva dato vita alla prima clamorosa protesta, cospargendosi di benzina davanti alla propria ditta, chiedendo «protezione dallo Stato», che a detta sua «non tutelava chi denunciava il racket». La protezione gli è stata concessa. Ma nel 2010 il copione si ripeteva nuovamente. Si era allontanato dal luogo dove viveva sotto protezione insieme alla famiglia. Non si sentiva adeguatamente protetto, dichiarò, e si considerava vittima «non solo del racket delle estorsioni, ma anche del sistema». A marzo, Dipalo era davanti a Montecitorio. Chiedeva di essere ammesso al programma di protezione definitivo, e non provvisorio.