Desio – Una nuova, grave, crisi occupazionale. La Beretta di via Oslavia, storica azienda desiana specializzata nella produzione di stampi, ha annunciato giovedì l’avvio della procedura della mobilità per 65 dipendenti su 110. Una tegola per i lavoratori, da tempo costretti a fare i conti con la crisi economica che ha messo in ginocchio il settore, Beretta compresa.
“La situazione è precipitata” dice Pietro Costantino, segretario Fiom Cgil della zona di Desio. I sindacati si lamentano per la decisione presa improvvisamente. “Tutto è stato deciso d’improvviso, mentre era già in corso una trattativa. Avremmo preferito discuterne ad un tavolo”. Per questo, i confederali di categoria e le rsu hanno indetto uno sciopero: gli operai incroceranno le braccia dopodomani, lunedì, per tutto il giorno.
“E’ il nostro modo per dire che così a noi non va bene” dice Costantino. “Siamo pronti a tutte le forme di lotta” annuncia il sindacalista. In settimana i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato il sindaco Roberto Corti. In comune, in sede separata, ci sono stati anche i proprietari dell’azienda. E il primo cittadino ha riconvocato una riunione, questa volta alla presenza di tutte le parti, per lunedì pomeriggio. Una nuova e grossa “grana” per Corti, già alle prese col problema del centro giardinaggio e i suoi dipendenti.
“Cercheremo di fare il possibile” dice il sindaco. Quella della Beretta è una situazione che si trascina da tempo. La ditta, colpita dalla crisi, come spiegano i sindacati, è già in concordato preventivo, Il rischio è quello del fallimento, a causa dei debiti nei confronti di banche e fornitori e la difficoltà a pagare gli stipendi. “Il problema riguarda diversi aspetti: c’è un problema occupazionale, finanziario e industriale”.
Tra i sindacati e l’azienda erano in corso da tempo delle riunioni. Poi è arrivata la doccia fredda dell’avvio della mobilità. “Stavamo già cercando delle soluzioni alternative, meno traumatiche della mobilità. Avremmo preferito discuterne intorno ad un tavolo”. A rischio, secondo i sindacati, non ci sono solo i 65 lavoratori in mobilità, ma tutti i 110 dipendenti. “L’azienda è sull’orlo del fallimento. Occorre trovare qualcuno che investa nel piano industriale. Per questo chiediamo il coinvolgimento delle istituzioni”.
Ormai è una lotta contro il tempo. “Abbiamo due mesi di tempo per trovare un accordo in sede sindacale, per salvare i 65 in mobilità ed evitare il licenziamento. Il nostro primo obbiettivo ora è la salvaguardia dei posti di lavoro”.
P.F.