Carate, senza ponte né stradaIl caso delle famiglie oltre il fiume

Da quando il ponte in ferro ottocentesco sul Lambro è stato abbattuto per ragioni di sicurezza, i residenti di un condominio di Carate Brianza hanno solo una strada sterrata per arrivare a casa. Impossibile da percorrere per eventuali soccorsi. Ora si affidano a un legale.
Carate, senza ponte né stradaIl caso delle famiglie oltre il fiume

Carate Brianza – «Finiremo per usare la canoa al posto dell’automobile». Ci scherza su Primo D’Alessandro, uno dei proprietari degli alloggi del condominio Realdino a Carate Brianza che si affaccia sul Lambro. Ma la voglia di scherzare è poca, perché la situazione in cui lui e gli altri condomini si trovano da anni è diventata insostenibile e al limite dell’assurdo. Tanto che l’amministratore condominiale, Alberto Pedrazzini, si è rivolto a un legale. Da quando il genio civile, nel 2006, ha abbattuto per ragioni di sicurezza l’ottocentesco ponte di ferro che collegava via Isonzo a via Leonardo da Vinci, i residenti della palazzina non hanno più una via di accesso. Per entrare in casa, devono passare da uno strettissimo sterrato con il fondo sconnesso e senza illuminazione pubblica, in parte di proprietà comunale, in parte di proprietà privata, su cui incombe il cantiere di un edificio in ristrutturazione. In caso di necessità, un’autobotte dei vigili del fuoco non potrebbe mai raggiungere il caseggiato, se non abbattendo i confini di una proprietà privata. Un’ambulanza ci passerebbe a malapena, di certo perdendo tempo prezioso per evitare i muri.

«Chiediamo che il ponte venga ricostruito – spiega Pedrazzini – o, se questo non è possibile, che si studi un’ipotesi alternativa di accesso, con una nuova strada comunale che passa lungo la sponda su via Isonzo». La prima lettera spedita dal legale al Comune (alla polizia locale e all’ufficio tecnico) è di settembre. Non ha avuto risposta. La seconda è di dicembre e la risposta è arrivata nei giorni scorsi.
«L’ufficio tecnico – spiega l’amministratore – ci ha spiegato le ragioni dell’abbattimento, e ci ha detto che il ponte non potrà essere ricostruito ma non ha risposto alla nostra richiesta di un accesso alternativo. In settimana ho chiesto al nostro avvocato di insistere. Siamo arrivati a rivolgerci a un legale dopo mie continue sollecitazioni all’ufficio tecnico, sia al settore edilizia privata che pubblica. «In occasione dell’accordo tra il Comune e il costruttore della casa in ristrutturazione lungo lo sterrato che dà accesso ai box e alle abitazioni, l’amministrazione comunale potrebbe creare un’alternativa di ingresso».

I condomini, dieci famiglie in tutto, continuano a essere isolati. «Quando quindici anni fa abbiamo deciso di prendere casa qui – spiega Raul Valenza – il ponte c’era e noi lo usavamo per uscire dai box in auto. Ora siamo costretti a passare dallo sterrato su via Isonzo, strettissimo, con il fondo sconnesso e senza lampioni, in cui è possibile spostarsi solo andando a passo d’uomo. E’ una questione di sicurezza: dovesse succedere un’emergenza, pompieri e sanitari come farebbero a raggiungere le nostre case? Dobbiamo aspettar che succeda il peggio?». «Il Comune – aggiunge D’Alessandro – dice che il ponte era da abbattere per ragioni di sicurezza. D’accordo. Ma noi da dove passiamo? Chi non è proprietario di uno dei box, poi, non potrebbe passare dallo sterrato. Quella entrata ufficialmente non esiste. Cosa dovrebbe fare chi non ha titoli per passare dall’unico accesso che abbiamo? Andare in canoa?».