Carate Brianza – Al commissario straordinario, Michele Basilicata, chiedono che i trecento metri di acciaio inox posizionati ad Agliate lungo la riva del Lambro per difendere le loro case, siano rimossi. Sono le nove famiglie residenti nelle case comunali di via Borgo San Dazio, supportate dall’ambientalista Enrico Mason.
Qui si ricordano tutti ancora molto bene i danni della terribile alluvione del 2002, e sono grati a chi ha pensato alla posa di paratie sul muretto che corre lungo il fiume, invece che a quella di sacchi di sabbia a fare da cordolo di protezione davanti alle porte e alle finestre, in caso di necessit. Ma vogliono che quelle paratie siano mobili a tutti gli effetti, non solo di nome. Sono brutte esteticamente, molto calde d’estate e danno l’impressione, con i lucchetti, di una prigione.
Per i residenti, insomma, in caso di piena del Lambro, ci sarebbe tutto il tempo necessario per montare da capo i cinquecento moduli di acciaio delle paratie, senza bisogno, quindi, che le prime file restino posizionate in pianta stabile. Un’esondazione non si verifica all’improvviso, dicono.
I trecento metri in acciaio inox delle paratie mobili di via Borgo san Dazio sono stati voluti dalla Regione Lombardia. Il sistema protettivo stato collaudato nell’autunno 2009.I pannelli a difesa delle case sono stai successivamente installati nella primavera 2010, e da allora mai rimossi. Il progetto originario prevedeva l’innalzamento del muro esistente lungo la sponda, ma il Comune aveva chiesto la sostituzione con paratie mobili, da montare e alzare solo in caso di necessit.
Un progetto mastodontico da 700mile euro, piombato a Carate dall’alto, che non servir a proteggere il caseggiato: il Lambro deve pure trovare uno sfogo quando in piena. E’ stato da sempre questo il pensiero di Enrico Mason, all’epoca consigliere comunale di opposizione.