Desio – Altri guai giudiziari per Rosario Perri. Per l’ex capo dell’ufficio tecnico del comune, sotto processo a Monza insieme alla “cricca” (Ponzoni e altri), nell’ambito dell’inchiesta sul Pgt desiano, si apre una nuova causa, relativa ad un’altra vicenda: Perri è accusato di abuso d’ufficio, in relazione alla convenzione siglata tra l’amministrazione comunale col gruppo Addamiano per il Polo Tecnologico.
Per Perri, tornato da poco in libertà dopo quasi 10 mesi agli arresti domiciliari, la Procura di Monza ha chiesto il rinvio a giudizio. Il Giudice per le indagini preliminari Licinia Petrella ha fissato l’udienza presso il Tribunale di Monza al prossimo 8 gennaio. E il comune di Desio, con una delibera di giunta, si è costituito parte civile, nominando l’avvocato Enrico Giarda come legale di fiducia. L’amministrazione chiederà un risarcimento danni. La questione riguarda la convenzione stipulata con gli Addamiano nel 2007, che prevedeva la cessione gratuita del capannone da 4 mila metri quadrati del Polo Tecnologico dalla proprietà privata al comune, in cambio del permesso di costruire la torre da 22 piani.
Il documento approvato dal consiglio comunale nel giugno 2007 risulta diverso rispetto a quello registrato presso il notaio, sottoscritto da Perri. Nell’atto, firmato da Perri per il comune e da Matteo Addamiano per la proprietà privata, davanti al notaio Mariconda nell’agosto 2007, è inserita infatti la clausola dell’ipoteca. Clausola che invece non compare nel documento approvato dal consiglio comunale.
La questione era stata sollevata in aula nel 2010 da Lucrezia Ricchiuti, allora consigliere comunale d’opposizione (Pd) e oggi vicesindaco: “La convenzione votata dal consiglio comunale prevedeva la cessione gratuita di un fabbricato. La PtB garantiva che l’immobile ceduto gratuitamente al Comune era libero da ipoteche, servitù, trascrizioni pregiudizievoli. Il primo agosto 2007 il Direttore del settore tecnico del Comune si presentava insieme al Presidente del C.d.A. di PtB davanti allo Studio Notarile per sottoscrivere la convenzione. Dai documenti, si evince che l’immobile era soggetto a ipoteca a seguito di stipulazione da parte della società cedente di un mutuo per decine di milioni di euro.
A garanzia dell’esatto adempimento dell’obbligazione e cioè della cessione del capannone la società PTB si obbligava a produrre una fideiussione per 2.500.000 di euro”. Da qui la domanda: “Perché è stata firmata una convenzione che differiva da quella votata dal consiglio comunale?” Dopo la scoperta, l’amministrazione comunale è passata a vie legali. Secondo l’accusa, la convenzione con ipoteca avrebbe procurato vantaggio al privato e danni invece all’amministrazione pubblica.
P.F.