Cantabria, i segretidell’entroterra

Cantabria, i segretidell’entroterra

A stupire con il suo incontaminato patrimonio naturale l’entroterra della Cantabria, la parte più nascosta e meno nota, dove l’antica tradizione casara vive tra borghi e piccoli villaggi, alcuni dei quali sono raggiungibili solo a piedi. Un primo itinerario è offerto dal collegamento tra Santander e la regione del Liebana, da cui si accede al Parco dei Picos de Europa che si estende su 64.660 ettari di superficie.

Nel percorso che dalla città si snoda verso la parte montuosa il paesaggio cambia molto velocemente e già a metà strada, si presagisce l’aspra connotazione montana. Affascinante il passaggio attraverso il Desfiladero de la Hermida, un angusto canyon lungo 19 km che segue il tragitto del fiume Deva, sulle cui origini si è sbizzarrita la letteratura locale. Sulla via si incontra Potes, ridente paesotto che mantiene qualche traccia del suo passato medievale, con il piccolo borgo e la torre appena restaurata, oggi location per mostre ed eventi.

Spina dorsale di Potes, il piccolo fiume e gli antichi ponti in muratura, che collegano le sponde sulle quali sorgono numerosi ristoranti e piccoli negozi. Tra le tante botteghe storiche, che espongono cesti in vimini e bastoni in legno intarsiati, la En Casa del Molinero, piccolo negozio di oggettistica sulle rive del fiume, all’interno di un antico mulino (Calle Independencia 24, Potes). Alla Casa Cayo (La Càntabra 6 Potes) si possono assaggiare le prelibatezze locali, il cocido montanés (carne di maiale, fagioli bianchi e companatico), i ceci di Potes, piccoli, sottili e saporiti o il tipico formaggio Picon di Tresviso-Bejes, un erborinato prodotto da alcune famiglie casare secondo l’antica tradizione.

Oltrepassata Potes si raggiunge Fuente Dé, una delle porte di accesso alla Cordigliera Cantabrica. Qui la teleferica, posta ad un’altezza di 750 mt, raggiunge quota 1850 mt in soli 3 minuti, raggiungendo i Picos de Europa, il cui nome è stato dato dagli antichi pescatori che, di ritorno dai mari canadesi con navi cariche di tonno e baccalà, potevano riconoscere la linea disegnata dalla catena montuosa, segno che erano ormai tornati a casa. La cima dei picos offre uno spettacolo naturale senza eguali dell’intera terra cantabrica, oltre alla possibilità di intraprendere sentieri, percorsi di trekking e, neve permettendo, traversate sugli sci.

A soli 4 km dalla teleferica un albergo nel cuore della montagna, il Rifugio di Aliva, dove provare l’Oruho, famoso liquore tipico della zona. Ma i Picos de Europa non è l’unico parco naturale della regione che vanta ben 37 aree verdi, 8 delle quali sono zone a protezione speciale per gli uccelli e 21 sono aree tutelate a livello regionale. Il Parco Naturale di Oyambre si sviluppa in un contesto caratterizzato dall’estrema eterogeneità dei paesaggi: spiagge dai richiami atlantici, colline che evocano floride vegetazioni tipiche del nord Europa, estuari e paludi dai colori fangosi e verdastri, popolati da migliaia di specie animali.

Un’incredibile gamma di colori, suoni e profumi che raccoglie lo spirito poliedrico della Cantabria e dei suoi abitanti. Una curiosità: sulla spiaggia di Oyambre, nel 1929 è atterrato in stato di emergenza uno dei primi voli che hanno trasvolato l’atlantico. A ricordare l’avvenimento un’iscrizione in un piccolo monolito, sul cosiddetto “Uccello Giallo”. Ma è sotto le distese verdi spezzate dai profili dei Picos de Europa che batte l’antico spirito della terra cantabrica. Nel sottosuolo vi sono più di 6.500 grotte, nove delle quali nel 2008 sono state riconosciute dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”, insieme alla grotta di Altamira, a Santillana del Mar, nota in tutto il mondo per il soffitto decorato con le immagini di bisonti risalenti a 14.500 anni fa. Oggi purtroppo la grotta originale non è più visitabile, perché l’anidride carbonica dei visitatori danneggerebbe il patrimonio pittorico in essa contenuto.

A disposizione una fedele riproduzione e alcuni percorsi espositivi che inquadrano il periodo storico (con oltre 400 soggetti risalenti al Paleolitico superiore) e raccontano la storia della scoperta del sito archeologico, avvenuta nel 1875 da Marcelino Sanz de Sautuola, il primo ad effettuare scavi, e dalla figlioletta Maria, che con il naso all’insù, scoprì le policromie del soffitto. (www.museodealtamira.mcu.es). Tra il patrimonio ipogeo spicca la Grotta del Soplao, noto agli addetti ai lavori come “La Cappella Sistina della geologia”. Questo appellativo nasce dalla ricchezza e varietà delle eccentriche formazioni geologiche e aggregazioni di minerali che decorano la grotta. Un mondo sotterraneo in cui avventurarsi per scoprire le capacità creative della natura, concentrate in 1.500 metri di percorso, nelle gallerie La Gorda e Los Fantasmas.

La grotta, nota fino alla fine Ottocento come miniera, è un importante giacimento d’ambra e dagli ultimi prelievi, sono stati portati alla luce pezzi unici per qualità, quantità e inclusioni di antropodi, oltre ad un pezzo di ambra blu di grandi dimensioni, trovati sino ad oggi solo nella Repubblica Dominicana. Per i più sportivi a disposizione l’itinerario turismo-avventura che si sviluppa su 3 km (www.elsolplao.es). A connotare la terra cantabrica l’antico legame con i pellegrini cristiani. La regione ospita il Monastero di Santo Toribio di Liébana, luogo di passaggio del Cammino di Santiago lungo la costa. All’interno della chiesa è custodita da più di mille anni una delle reliquie più preziose della cristianità: il Lignum Crucis, il più grosso frammento mai rinvenuto della croce di Cristo, portato dalla Terra Santa a Leon da San Toribio nel V secolo.

(fine)

Diana  Noris