Monza – Un anziano che ha rotto il femore o che ha subito un ictus; in ospedale è stato curato ma lo vogliono dimettere. Ma a casa non ha nessuno oppure la moglie è avanti con l’età, e lui non è in grado di badare a se stesso. Casi come questi accadono spesso, e per le famiglie rappresentano un grave problema da risolvere.
I punti di riferimento esistono: il medico di famiglia, i servizi sociali dell’ospedale, quelli del comune, i distretti socio sanitari e le associazioni di volontariato. Talvolta però fanno cilecca, vuoi per mancanza di comunicazione, tra di loro e alle famiglie, vuoi per la fretta di dover fare fronte a tante situazioni con pochi mezzi. Fatto sta che il passaggio ospedale-casa diventa dramma.
Da poco, però, in regione Lombardia, la sanità ha messo a fuoco la situazione e varato un progetto che si chiama “assistenza post acuta residenziale e domiciliare”. Strutture private, accreditate si fanno carico dei pazienti dimissionati dagli ospedali con gravi deficit di autosufficienza. Il servizio, che è sperimentale e gratuito o quasi per le famiglie che vi ricorrono, conta nell’asl briantea due enti erogatori, e tutte e due si trovano a Monza. Si tratta della residenza Sant’Andrea di Via Crescitelli 1 (telefono 039 24 80012), e della “Anni azzurri”, di via della Taccona 24 (039 2722545).
I dettagli nell’ampio servizio su “il Cittadino” in edicola oggi, 24 gennaio