Monza-Vimercate – Arriverà il presidente nazionale dell’associazione e un motivo c’è: pochi, in Italia, hanno saputo fare altrettanto per riscoprire un elemento fondamentale per la cultura del territorio – la sua storia del cibo – come Slow food. Perché sfiorare i 600 iscritti e avere trascinato centinaia di persone in corsi su vino, formaggio, pane domestico, birra, gelato e poi avere spianato la strada al recupero di tanti prodotti sepolti da anni di viti, bulloni e capannoni vorrà dire pur qualcosa. Vuol dire, per esempio, che quella tradizione non era stata uccisa, ma era affondata nella memoria (gastronomica) della Brianza.
Ecco: la condotta Slow food di Monza e Brianza oggi, sabato 18 giugno, festeggia il 25esimo anniversario di nascita dell’associazione nata a Bra (Cuneo, Piemonte, Italia) e ormai internazionale. Due appuntamenti, per tutto il giorno: uno a Monza in piazza Carrobiolo e uno a Vimercate, in piazza Roma. Con la visita del presidente Roberto Burdese. Niente mercati dei sapori: questa volta l’associazione parla soprattutto di sé, si fa gli auguri e cerca di incontrare tutti quelli che sono soci ma frequentano poco e tutti quelli che non lo sono e che poi, chissà, vorrebbero esserlo. «È prima di tutto l’occasione per fare un brindisi – racconta Agostino Cellini, fiduciario (responsabile) della condotta brianzola, giussanese – Noi siamo convinti da sempre che più ci si guarda attorno e più ci si rende conto che il cibo rappresenta la storia, è l’elemento attorno al quale la storia si sviluppa: e allora vale la pena occuparsene. Lo raccontano le migrazioni. Dobbiamo occuparci di ciò che mangiamo se non vogliamo farci mangiare dal cibo. Questo fa Slow food».
Anche quando – fino a una manciata di semine fa – non avresti pensato di buttare due semi in Brianza, nella Brianza monzese. Perché da queste parti, sul cibo, non è che si scommettesse. «No – continua Cellini – Il cibo e la sua storia nel monzese sono stati bistrattati. Ma quello che sentiamo è che c’è molta voglia di riscoprirlo, di ritrovarlo. Il nostro obiettivo è lavorare sulla cultura, perché il cibo è prima di tutto un dato culturale. Rappresenta l’identità di un territorio». Tanto che ora Slow food lancia un nuovo progetto, che di identità, territorio, cultura e coltura parla. Lo chiamano Patto di agricoltura solidale, in sintesi Pas, «un nome provvisorio, poi si vedrà». Ma ha degli antecedenti importanti: Amap in Francia, Csa nei Paesi anglosassoni, sostegno a un produttore in cambio di un prodotto garantito.
«Un passo oltre i Gas (i Gruppi di acquisto solidale, ndr), perché si condivide il rischio con chi coltiva la terra: si tratta di partecipare alle scelte agricole garantendo a un produttore l’acquisto di determinati prodotti, e in una determinata quantità». Decidere insieme cosa e quanto si coltiva assicurando a chi lavora che quei prodotti saranno comprati, «in un rapporto diretto con gli agricoltori». Il progetto sta prendendo corpo (servono una ventina almeno di partecipanti, meglio trenta, per iniziare) ed è già stato individuato il produttore: la cooperativa Luna nuova, di Carate. Obiettivo: i primi raccolti del 2012. Intanto, gli auguri: quelli che Slow food farà a chiunque andrà a trovarli sabato a Monza e Vimercate.
Un’occasione speciale per chi è già socio dell’associazione, oggi, e anche per chi non lo è. Il 18 giugno nelle due piazze brianzole sarà possibile associarsi a Slow food a un prezzo da compleanno: soltanto 25 euro per un anno, con tessera consegnata all’istante e una copia della rivista dell’associazione, oltre al volume “In bocca al lupino” (un manuale per scoprire tutte le particolarità dei legumi) come regalo di benvenuto. Per tutti spillette commemorative, libri e adesivi. La condotta ha un sito dove scoprire volti e iniziative: www.slowfoodmonzabrianza.it.
Massimiliano Rossin