Brugherio – Due anni e mezzo di reclusione per il ‘maniaco dell’autobus’. La sentenza di condanna nei confronti di R.C., 33 anni, arrestato a marzo per aver molestato una ragazzina sul bus tra Brugherio e Cologno, è stata pronunciata mercoledì dai giudici del tribunale di Monza, che hanno sostanzialmente accolto le richieste del pubblico ministero Flaminio Forieri, rappresentante dell’accusa. L’uomo è arrivato con la scorta della polizia penitenziaria. Si trova recluso al carcere di Monza da marzo, quando una squadra di cinque carabinieri in abiti civili, composta tra gli altri anche dal comandante di stazione Giuseppe Borrelli e dal vice Paolo Simula, gli ha messo le manette ai polsi dopo essere stato riconosciuto ed indicato ai militari dalla stessa vittima, una sedicenne brugherese.
L’adolescente, infatti, pochi giorni prima dell’arresto, aveva denunciato, tra le lacrime, di essere stata vittima di un’aggressione da parte del 33enne. Questo, l’aveva avvicinata alla stazione della metropolitana di Cologno Monzese, iniziando ad infastidirla. Non contento, l’aveva seguita sul pullman per Brugherio. Sul bus l’aveva toccata, abbracciata, e l’aveva costretta a toccarlo nelle parti intime. La ragazzina terrorizzata, non aveva osato ribellarsi. Per questo non aveva cercato di attirare l’attenzione dei presenti, anche se era sembrato strano che nessuno tra gli altri passeggeri si fosse accorto di quanto stava accadendo.
Scesa dall’autobus, la brugherese era stata seguita in un bar dove si era rifugiata. L’aveva guardata minacciosamente, promettendole che si sarebbero rivisti. Fortunatamente la giovane aveva raccontato tutto a casa e, accompagnata dai genitori, anche in caserma davanti ai carabinieri. Questi ultimi, infine, avevano teso la trappola a R.C., fermandolo a pochi giorni dall’accaduto. Ora la condanna a due anni e mezzo pronunciata dai giudici del tribunale brianzolo, che va ad aggiungersi ad un altro periodo di detenzione che pesa sulla testa dell’uomo.
A seguito del fermo di marzo, infatti, i carabinieri avevano scoperto, a seguito di ulteriori accertamenti, che il 33enne nato a Milano, all’epoca del fatto senza fissa dimora, era un latitante che doveva scontare un’altra condanna a quattro anni per un vecchio episodio di rapina del 1998, commesso nel capoluogo. Dopo che la sentenza era passata in giudicato, il 33enne aveva fatto perdere le proprie tracce, vivendo alla giornata senza una dimora stabile. Pare fosse una vecchia conoscenza della Caritas di Milano, che però non aveva più sue notizie da anni. La sua fedina penale, tra l’altro, annovera anche un altro precedente per ricettazione.
Federico Berni