Monza – Una donna monzese, benestante, vissuta dal 1835 e il 1905. Rimasta vedova prematuramente maturò la convinzione che non valesse la pensa preoccuparsi troppo dei beni terreni, che finiscono, ma che fosse più utile cercare il regno di Dio secondo l’invito di Gesù. Volendo bene al Padre e al prossimo. Così, già madre di tre figli suoi, allargò la sua accoglienza ai malati e ai poveri della città. Incontrò il beato Luigi Talamoni, che divenne sua guida spirituale per 27 anni e fu il suo primo biografo. L’azione di carità da lei intrapresa le sopravvisse nell’oepra da lei creata: la congregazione delle suore Misericorsine, presenti in tutta Italia, in Canton Ticino e in Africa. La sua vita è ora racchiusa in un libro, che è venuto a colmare una lacuna nella memoria storica della città. Ne parliamo con l’autrice, Paola Scaglione.
Perché ti sei interessata a questa donna?
«Madre Annalisa Nava, la superiora generale delle suore Misericordine, mi aveva parlato più volte di Maria Biffi Levati come di una donna straordinaria. All’inizio di lei conoscevo solo qualche notizia legata alla collaborazione con monsignor Luigi Talamoni. Più di ogni aspetto, però, mi colpiva l’affetto della mia amica madre Annalisa per questa persona e il suo desiderio che fosse conosciuta maggiormente. Così ho accettato il suo invito a scrivere la storia di Maria Biffi e ho iniziato un lavoro di ricerca e di studio durato alcuni anni».
Su che materiale hai lavorato?
«Nell’archivio delle Misericordine è conservato, in forma non inventariata, il materiale che riguarda la Biffi. C’è la sua corrispondenza con il figlio Luigi, sacerdote barnabita, con parenti e conoscenti, con Talamoni, con persone che contatta per ragioni diverse. È materiale per la maggior parte inedito, scritto con grafia elegante e in una lingua corretta e coloritissima, che si è rivelato una fonte davvero preziosa per ricostruire la sua personalità. Soprattutto le lettere al figlio mostrano i tratti di una figura splendida, capace di unire le tipiche preoccupazioni materne con il costante richiamo a ciò che veramente conta: operare a gloria di Dio per guadagnare la felicità senza fine del paradiso. È stato molto emozionante anche sfogliare i quadernetti su cui Maria annotava le sue riflessioni riguardo agli esercizi spirituali che seguiva o i suoi propositi di vita.
Già Talamoni aveva iniziato a scrivere la biografia di questa donna, convinto che avesse vissuto in modo eroico le virtù cristiane. Poi, per ragioni di opportunità, aveva rinunciato a pubblicarla; ha lasciato però appunti e annotazioni che ho utilizzato nel mio lavoro. Ho cercato di unire il rigore della ricostruzione storica con il desiderio di rendere la sua vicenda accessibile al maggior numero di persone possibile.
Chi ti ha aiutato? Ci sono stati momenti difficili nel lavoro di ricerca e se sì quali?
«Credo che questo lavoro non sarebbe giunto a conclusione senza il sostegno paziente e competente del professor Edoardo Bressan, docente di Storia contemporanea all’Università di Macerata. Anche in questo caso è stata fondamentale un’amicizia, che si è rivelata determinante innanzitutto come sostegno nella fatica della ricerca e dell’interpretazione dei dati. La difficoltà più grande è stata quella di riuscire a entrare nello spirito, nei pensieri, nella sensibilità di una persona distante nel tempo (Maria è vissuta dal 1835 al 1905): spesso avrei voluto parlare, chiederle spiegazioni, vederla in azione… Invece dovevo scoprirla attraverso i suoi scritti, attraverso le parole di Talamoni su di lei, attraverso le sue opere.
Che impressione ti sei fatta di questa donna e che cosa ha suscitato in te?
«È una figura di grande fascino e di sorprendente attualità, che non lascia indifferenti: aveva la certezza che, anche nella condizione più difficile e dolorosa, si può far fruttare la propria vita per l’eternità. Nella sua azione, però, ha sempre avuto chiaro che la carità più grande è rendere presente e incontrabile l’amore di Dio. Per questo non si limitava al soccorso dei mali fisici ma era anche instancabile nel soccorrere tutte le necessità spirituali, sempre in una fedeltà appassionata al Papa e alla Chiesa. Nella tensione alla santità le è stato compagno monsignor Talamoni: hanno vissuto una comunione spirituale intensissima».
Persone come lei e Talamoni possono esistere oggi? Se sì ne conosci qualcuna?
«Grazie a Dio nella compagnia bella e grande della Chiesa ho incontrato molte persone che, come Maria Biffi, hanno per unico fine la gloria di Dio. Lo scrittore che più mi è caro, Eugenio Corti, nel suo romanzo Il cavallo rosso, definisce uomini di questo genere ”santi impropri”, perché i loro nomi non sono scritti sul calendario, ma la loro vita è pegno e garanzia del bene senza fine».
Antonello Sanvito
La presentazione al ”Cittadino”
«”Serva dei poveri” per la gloria di Dio», è il tema della serata organizzata dal centro culturale Talamoni presso la nostra sede, via Longhi 3, alle 21, di venerdì 27 aprile (ingresso libero). Verrà presentato il libro di Paola Scaglione su Maria Biffi Levati, co-fondatrice delle Misericordine. Oltre all’autrice sarà presente Edoardo Bressan, storico, docente all’Università degli studi di Macerata.
Il libro: ”Unico fine, la gloria di Dio. Maria Biffi Levati, fondatrice delle Misericordine. Di Paola Scaglione. Prefazione di Edoardo Bressan, edizioni Ares, pagine 200, euro 13.