Bagnasco: “Salviamo la casadel pittore Pompeo Mariani”

Carlo Bagnasco, reponsabile della Fondazione Pompeo Mariani (Bordighera), si trova costretto a pagare un debito di un milione di euro con  una banca. Se non paga, villa, atelier e parco del grande pittore monzese verrannno pignorati. Per trovare i soldi vende alcuni pezzi della collezione
Bagnasco: “Salviamo la casadel pittore Pompeo Mariani”

Monza – “Cari monzesi e tutti voi che avete a cuore l’arte, aiutatemi a salvare la casa di Pompeo Mariani”. Si può riassumere così l’appello di Carlo Bagnasco, 52 anni, perito d’arte, erede del grande pittore monzese e responsabile della fondazione che porta il suo nome. Ma che significa questo messaggio accorato a 85 anni dalla morte dell’artista? Semplice: l’edificio Villa Mariani, l’atelier e il parco, appartenuti al pittore, sono sotto pignoramento per un debito di un milione di euro con la banca Monte dei Paschi di Siena.

“Proprio l’altro giorno –dice preoccupato ,Bagnasco, è venuto il perito incaricato dal tribunale di Sanremo per periziare l’intero complesso. Quando a giugno depositerà la perizia, dovremo essere pronti a versare una prima rata di 200mila euro. Poi, ogni mese, pagheremo circa 43mila euro, per 18 mesi”. Per fare fronte alla situazione, un contenzioso che si trascina da anni e che presenta aspetti paradossali, c’è un solo modo: vendere. “Metto in vendita opere di Pompeo Mariani, e a cnhe oggetti appartenuti a lui, ma tento di farlo senza svendere, mantenendo i prezzi del mercato”. Qualche monzese – ci confida – è già venuto a Bordighera per acquistare: “Nomi non ne faccio. Si tratta di tre privati, che hanno comprato a prezzi onesti, e di un gallerista, che invece mi ha tirato il collo. Tanti i monzesi che fanno visita qui alla Fondazione: mi hanno espresso solidarietà, e mi hanno anche detto alcuni: ‘La ringraziamo di esistere’”.

E qui il nostro interlocutore si commuove, evidentemente provato da come una storia iniziata quindici anni fa, con momenti esaltanti, sia stata messa in crisi da un debito. Un’ombra che affonda le sue radici a metà degli anni Novanta. L’ultima erede di Pompeo Mariani, Stefania Scevak, 85 enne, non avendo discendenza, aveva deciso di alienare villa, atelier e parco, e di trasferirsi da un parente in Austria. Grossi nomi si fecero avanti per acquistare, dalla famiglia Carli, quella dell’olio, al costruttore Piergiorgio Parodi. Ma l’anziana erede scelse Bagnasco, con affetto: “Lui è stato il continuatore di Pompeo Mariani come fosse stato suo figlio” scrisse nel testamento del 2004. Bagnasco e la sua famiglia, una famiglia facoltosa, già dal 1997 avevano dato vita a una fondazione, e si erano si impegnati a rilevare le proprietà e a ristrutturarla a fondo.

L’esperto d’arte si rivolse così alla Banca Antonveneta per avere un fido e un mutuo del valore di 4 miliardi di lire. Per ottenerlo impegnò a garanzia opere d’arte sue, oro, gioielli, titoli e alcuni immobili. I problemi iniziarono attorno al 2008-2009, con il passaggio della Antoveneta al Monte dei Paschi di Siena: la direzione dell’istituto revocò a Bagnasco le linee di credito e gli imposero di pagare i debiti. “Rimasi spiazzato dal cambio di rotta, ma non tramortito. Presso la banca avevo sette caveau con liquidi e opere d’arte: mi permisero di svuotarne sei, ma non il settimo. Nel settimo avevo diversi chili d’oro, sterline e pesos messicani, e un disegno di Edgar Degas, oggetti vari e gioielli per un valore complessivo di 5 milioni di euro.
Ebbene da allora mi è stato negato l’accesso così che io non posso estinguere il debito. Ho intrapreso una causa legale, per sapere dove sono finiti i miei soldi. Resta il fatto che adesso devo pagare. Da notare –conclude amaro Bagnasco – che avevo proposto anche la vendita di qualche immobile di famiglia per saldare il debito, ma niente, hanno rifiutato anche questa mia disponibilità”.

Come si spiega il “muro” opposto dalla banca nei suoi confronti? “Me lo spiego con l’interesse di qualcuno per ciò che la Fondazione racchiude: 5500 quadri (1900 di Mariani), 20mila oggetti appartenuti al pittore, 30mila libri e 70mila documenti. Un valore complessivo che si aggira sui 50 milioni di euro. E non si tratta di mero valore venale, perchè come ha detto il professore Fernando Mazzocca, rappresenta ‘un mondo unico e straordinario’. Anche l’area stessa fa gola: da tempo esiste un progetto per realizzare trenta appartamenti e 50 box. Ogni tanto mi trovo alla porta qualche personaggio, dal fare mafioso, che mi propone di vendere”.

L’unica strada che rimane a Carlo Bagnasco è dunque quella di pagare: perciò sensibilizza l’opinione pubblica perché acquisti le opera appartenute a Pompeo Mariani. Ne cita una che sta offrendo: un’edizione de I promessi sposi che era di Martino Mariani, il papà di Pompeo. E’ antica, ma soprattutto porta la dedica dell’autore: Alessandro Manzoni. Antonello Sanvito

OPERE E OGGETTI IN VENDITA
Per salvare Villa Mariani, l’atelier e il parco, la famiglia Bagnasco ha deciso di alienare non solo opere di Pompeo Mariani,ma anche dello zio Mosè Bianchi,nonchè alcuni oggetti, facenti parte della collezione personale del maestro. Tali beni verranno esibiti previo appuntamento telefonico agli eventuali acquirenti,non trovandosi all’interno di Villa Mariani,per ovvi motivi di sicurezza, prendendo contatto al seguente recapito telefonico 347 2364922.

Ecco gli oggetti messi in vendita: – 30 disegni e acquarelli di grande qualità a firma Mosè Bianchi – 30 disegni,acquarelli e tempere di altissima qualità a firma Pompeo Mariani – 10 dipinti di qualità a firma Pompeo Mariani – 5 dipinti di qualità e documentati a firma Mosè Bianchi – alcuni orologi,da tasca,in oro,della collezione personale di Pompeo Mariani (Patek Philippe, Vacheron e Constantin)

I prezzi: i disegni costano dai 3000 ai 7000 euro; le tempere oltre 10.000; le dieci opere di Pompeo Mariani intorno ai 30-40mila euro; Pezzi forti da alienare sono due dipinti di Mosè Bianchi: “La maternità” e il “Il ritratto del pittore Londonio”: ognuno vale 150mila euro.