Monza – False fatturazioni per operazioni inesistenti a favore di società compiacenti per coprire i ricavi da vendite in nero dei biglietti di gare minori, turbativa d’asta nell’appalto per la ristorazione interna all’impianto, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro per la vicenda «bolle» sull’asfalto della parabolica.
Tanta carne al fuoco e nove indagati a vario titolo nell’inchiesta sull’autodromo Nazionale di Monza, il direttore Enrico Ferrari, l’ex direttore tecnico Giorgio Beghella Bartoli, il contabile di Sias Franco Becchere, il consulente Emanuele Vailardi, il presidente di Acp&Partners Marco Villa, il custode dell’ingresso Porta Vedano Davide Galbiati e il figlio Daniele, il tecnico di pista Stefano Tremolada e l’ex responsabile dell’ufficio commercio del Comune di Monza Giuseppina Panuccio.
Tanti capitoli aperti da parte della Procura di Monza che sta per chiuderne alcuni, quelli minori. I pubblici ministeri Walter Mapelli e Caterina Trentini notificheranno agli indagati l’avviso di chiusura indagini. Nei venti giorni successivi, i legali avranno la possibilità di presentare memorie difensive – il difensore di Beghella Bartoli e Ferrari, Raffaele Della Valle, ha sempre minimizzato: «Tanto rumore per nulla». A quel punto i magistrati potrebbero avanzare richieste di rinvio a giudizio. Occorreranno invece ancora alcuni mesi per l’epilogo del resto dell’inchiesta, quella più «pesante» relativa a reati fiscali.
Un’inchiesta iniziata lo scorso 22 maggio con il blitz dei militari della guardia di finanza negli uffici dell’autodromo e nella abitazioni di dirigenti e consulenti della Sias, la società dell’Aci, Automobile club Milano, ente pubblico che gestisce l’impianto per conto dei Comuni che ne detengono la proprietà, Monza e Milano. Il filone iniziale era nato sulla scorta dell’esposto presentato a febbraio da Paolo Guaitamacchi, all’epoca presidente del consiglio di amministrazione di Sias. I magistrati ipotizzano che la gestione sia stata poco trasparente: «L’autodromo è stato gestito con profili criminali, volti all’arricchimento personale» hanno scritto i finanzieri nei loro decreti di perquisizione.
Roberto Magnani