Monza – Monza volta pagina. Perché potremmo girarci attorno con filo e uncinetto oppure usare lo zucchero per render meno amara la pillola (il farmacista Mandelli ne sa ben qualcosa), ma la sostanza rimane questa: a meno di clamorosi colpi di scena, il centrosinistra porterà a casa la partita e con essa l’intera amministrazione cittadina.
La prudenza in questi casi non è mai troppa (ricordiamo titoli di giornali nazionali che annunciavano questo o quel vincitore, salvo smentirsi poche ore dopo) però a dirlo non siamo noi, bensì quella vecchia volpe del sindaco uscente, Marco Mariani, che già alle sette e mezza di lunedì, quando le sezioni scrutinate si contavano sulle punta delle dita, se n’è uscito con una di quelle affermazioni che più ce l’hanno fatto apprezzare, per sintesi e schiettezza: «Io al ballottaggio voterò il centrodestra, ma il centrosinistra ha vinto ed è solo colpa nostra».
A vincere al primo turno e probabilmente a ripetersi al secondo è dunque Scanagatti, un funzionario di partito eccitante quanto l’elastico molle delle calze, eppure serio, preparato, capace di ispirare fiducia. Uno di quelli da votare “a scatola chiusa”, come le confetture Arrigoni di una volta.
Più o meno il ritratto di tutti i candidati del centrosinistra, che hanno mietuto poltrone in tutta la Brianza, a cominciare da quel Gigi Ponti che è la risposta minima accettabile all’antipolitica, l’unico capace di aggregare le vecchie forze politiche al di là degli steccati e sbancare la sua Cesano senza secondo turno, alle prime luci della sera.
L’altra metà della luna (il centrosinistra) ha raccolto una vittoria storica, resa meno eclatante soltanto da questo clima da ultimi giorni sul Titanic dell’intera classe politica. A differenza di Lega e Pdl sono passati all’incasso anche in centri come Lesmo, che faceva rima con Lega fin dagli albori, quando il sole delle Alpi era una particella di luce appena. Idem per Rivolta a Lentate, Nava a Carnate, Crespi a Sulbiate e Fois, che a Senago non riesce per pochi voti a imitare Gigi Ponti e dovrà attendere altri quindici giorni per mettersi la fascia.
Con le ossa rotte escono appunto Pdl e Lega. A Monza onore al vinto Mariani, sulla tolda di una nave che tenta disperatamente la rimonta resta Andrea Mandelli, che in un mese scarso di campagna elettorale ha dovuto farsi non soltanto un nome, ma anche una faccia. Scelto dai vertici del salotto pregiato del Pdl, aveva tutte le caratteristiche per trasformarsi in un buco nell’acqua: poco abituato alle piazze, in grado di scontentare le due anime forti del Pdl (quella degli ex An e quella di Cielle, pur se Cielle ufficialmente non c’entra nulla) se l’è cavata appigliandosi al berlusconesimo più puro, una vera e propria fede in questo spicchio di Brianza, che in Berlusconi crede ancora più di quanto forse ormai creda lo stesso Berlùsca.
Resta un fatto, che però merita un’analisi meno frettolosa di quella che si può fare all’una di notte passata: quattro elettori su dieci non sono andati a votare. La gente è stanca di chiacchiere e promesse, vuole i fatti, ma di questo parleremo giovedì e sabato, quando torneremo con calma in edicola.
Giorgio Bardaglio (direttore del Cittadino di Monza)
g.bardaglio@ilcittadinomb.it
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