La scorsa settimana, proprio su queste colonne, sostenevo che l’assenza di un’autorevolezza percepita del mondo dell’informazione tradizionale potrebbe essere tra le cause alla base di una convinzione diffusa: quella che i vaccini anti-Covid, a lungo presentati proprio dai media come l’unica via d’uscita dal tunnel del virus, possano essere insicuri o inefficaci.
Un dubbio questo che, con l’avanzare della campagna vaccinale, anziché recedere guadagna terreno: lo si capisce dalle manifestazioni che, nei giorni scorsi, hanno coinvolto anche la Brianza o dai discorsi che con sempre più frequenza fanno capolino tra coloro che mai avremmo immaginato a fiancheggiare “negazionisti” e complottisti: il parente, il collega, l’amico.
Come fermare tutto ciò? Peccherò di ingenuità, ma voglio provare a fornire una risposta: se, come lo stesso sostiene, è indiscutibilmente vero che i vaccini sono sicuri e in grado di mettere la parola “fine” all’incubo pandemico, il Governo Draghi dovrebbe, a questo punto, avere il coraggio di imporne l’obbligatorietà, assumendosi l’onere della decisione, anziché discriminare indirettamente coloro che, per i motivi più disparati, non intendono sottoporsi all’iniezione. Solo in questo modo lo Stato risulterebbe assertivo e trasparente sul tema. Purtroppo, almeno per ora, si è comportato diversamente